Pd e M5s? Litigano anche per i bagni: ecco come sono ridotti
Mettere insieme le notizie di giornata del Pd sta diventando un lavoro simile a stendere la scaletta di Striscia la Notizia, il mitico tg di Mediaset che racconta solo cose tragicomiche ma del tutto vere. La nostra grande Elisa Calessi si occupa di raccontare la tragica sostituzione del vicecapogruppo dem alla Camera. Elly Schlein ha spesato Piero De Luca, figlio di tanto padre, e fin qui nulla da dire. «Farò fuori i cacicchi dal Pd» fu la prima dichiarazione della segretaria neo-eletta, e tutti volsero lo sguardo subito sotto il Vesuvio. Don De Luca senior non è tipo che abbozza o abbassa la testa e, conseguentemente, a perderla è stata la sua prole. «Sono troppo educato per insultarla» è stato il commento del capostipite, secondo il quale non c’è «nulla di peggio di un radical chic non chic».
Poco male, relegare in panchina De Luca, senza nessun giudizio di merito sull’interessato, è stata una delle poche cose comprensibili fatte dalla Schlein, che è normale voglia attorniarsi, in ruoli di responsabilità, di persone di fiducia e che rispondano a lei e non ad altri capi. Certo, questo apre il problema della sostituzione. Il prescelto infatti è tal Paolo Ciani, organico alla comunità di Sant’Egidio, la cui prima dichiarazione è stata «io non sono del Pd»; infatti, pare si riconosca in Demos, che a insaputa dei più sarebbe un partito di sinistra. Fin qui però siamo al vaudeville, commedia brillante basata su ironia e intrigo. Ieri però i dem hanno sconfinato nel burlesque, genere più smutandato che ricorda i festini dei tempi d’oro ad Arcore. Solo che mentre quelle erano serate di divertimento, il Pd il burlesque lo fa involontariamente, pensando di essere serio.
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La pietra dello scandalo è un cartello che campeggia nei cessi del Campidoglio recante la scritta in maiuscolo “Bagno riservato agli uomini del Pd”; mica ai “mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”, per citare Leonardo Sciascia, comunista quando la sinistra era una cosa seria. Già, l’ultima frontiera della sinistra di Elly non sono i bagni per uomini, donne, gender e magari per ogni lettera della sigla Lgbtqia+, il che significherebbe sei o sette “ritirate” in ogni ufficio pubblico per non offendere nessuno. Adesso avremo anche bagni distinti per ogni gruppo parlamentare, il che significa che alla Camera arriveremo su per giù a un centinaio di toilette. Incredibile a sapersi, in questa surreale vicenda la parte dei saggi è toccata ai Cinquestelle, che si sono sentiti discriminati dal cartello ancorché, a onor del vero, esso campeggiasse nei bagni dislocati presso l’ala del Campidoglio destinata agli uffici dem. Ma come - si sono chiesti gli uomini di Conte passando dal “vaffa” al “vacca”-, questi vogliono allearsi con noi e poi non sono neppure disposti a condividere le latrine? E che razza di cameratismo sarebbe? Già, che cameratismo è? Nessuno, perché Elly fa la movimentista per fregare voti al Movimento non certo per allearsi con esso. Certo, nell’impossibilità di trovare una quadra sulla guerra, sulle nomine, sui conti, sulla Cina e nella necessità di doversi fare concorrenza a chi, tra reddito di cittadinanza e prebende varie, sfascia meglio le casse dello Stato, M5S e Pd potrebbero trovare una quadra sui cessi di cittadinanza. Lo schema è quello dei gabinetti dem capitolini, va solo ampliato. I bagni sono solo loro, anche se li paghiamo tutti. E chissà se il centrodestra può farci pipì sopra.
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