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Laura Boldrini capolista, la mossa-kamikaze di Elly Schlein

Francesco Storace
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Però così, in una sola giornata, Elly Schlein manda in tilt un partito, i social, e tutti quelli che hanno ancora voglia di appassionarsi alle cose del Pd. Da una parte riesuma, ma solo un pochetto, l’antico centralismo democratico e fa fuori De Luca junior da vicepresidente del gruppo alla Camera, ma senza negargli la postazione di segretario del gruppo medesimo. È come se al padre del deputato negasse la ricandidatura alla Regione per rifilarlo magari ai napoletani come sindaco anche se proveniente da Salerno. Poi, Elly Schlein, scodella a mezzo stampa – per vedere l’effetto che fa - la candidatura di Laura Boldrini come capolista alle Europee. Il centrodestra è terrorizzato...

PROCESSO AL COGNOME - Ma andiamo per ordine. Di buon mattino la segretaria si è recata all’appuntamento con i gruppi parlamentari del Pd.  Quello della Camera – come successivamente al Senato - doveva rinnovare il proprio ufficio di presidenza. Con l’imperativo di far fuori Piero De Luca: «Processo al cognome», ha strepitato la minoranza, in particolare la rediviva Marianna MadiaGuerini, in particolare, ha parlato di scalpo politico. Ma lei, Elly, niente. Pollice verso il basso e i deputati hanno obbedito. Pretendendo però il premio di consolazione: niente vicepresidenza del gruppo, ma solo segretario. Forse bastava farlo almeno Cavaliere... Una pratica che ha inquietato un bel po’ di gente nel partito, l’antipasto di quel che succederà alle Regionali in Campania, la guerra aperta al governatore in carica con tutto quel che potrà provocare. Politicamente rilevante è la sostituzione di De Luca junior con Paolo Ciani (che viene dalla comunità di Sant’Egidio e con una linea autonoma sulla guerra in Ucraina), mentre resta immutato il potere delle correnti. A ciascuno il suo, le promesse della Schlein restano lettera morta.

Poi, quello che rischia di diventare il caso Boldrini. Una manina rossa ha suggerito ieri al Foglio il nome dell’ex presidente della Camera come capolista alle Europee, circoscrizione Italia centrale. La “candidata” ha risposto di non saperne alcunché e noi evitiamo di commentare la sua opinione per evitare ulteriori querele con le quali la signora tenta di intimidire chi si azzarda a scrivere di lei. Restano però le perplessità nel partito, a conferma della denuncia di ulteriore radicalizzazione del Pd con le scelte che la Schlein vuole compiere praticamente in solitaria.  Si vedrà più avanti se questa storia della Boldrini andrà in porto perla gioia dei partiti concorrenti alle Europee. Ma tutto accade – riferiscono oltre al Foglio anche altre fonti – perché la Schlein si è messa in testa di mettere alle testa delle cinque liste circoscrizionali per Strasburgo altrettante donne. Fino a qualche giorno fa si vociferava, nell’Italia centrale, della fedelissima della segretaria Marta Bonafoni. Ma il fuoco amico si è fatto sentire, denunciandone un presunto scarso peso politico. E hanno contrapposto gli uomini noti: da Paolo Gentiloni a Nicola Zingaretti a Dario Nardella. Al Nazareno non hanno gradito ed è il motivo per cui hanno mosso la contraerea con il nome della Boldrini. Che ha testualmente “smentito” così: «Non c’è assolutamente nulla concreto, né la cosa è uscita da me». E quindi la domanda è forse su chi l’ha fatta “uscire”? No, è sulla strategia del Pd, “da suicidio” per chi non gradisce i movimenti del vertice del partito.

RISARCIMENTI - Stando a quel che si è appreso, la Bonafoni sarebbe accontentata – ancorché in carica come consigliere regionale nel Lazio – con un posto in Parlamento nelle prime elezioni suppletive che si presenteranno, anche se i chiari di luna sui risultati elettorali non inducono all’ottimismo. Ogni volta che si vota, il Pd perde, dalle elezioni politiche di settembre ad oggi. E la divisione sempre più evidente tra le forze di opposizione rende sempre più improbabile un’alternativa elettorale vincente in qualsiasi parte d’Italia. È da vedere, alla lunga, quanto il confronto interno ai dem consentirà ad Elly Schlein di comandare effettivamente nel partito. Le correnti non mollano, i posti che contano sono pochi, e nessuno ha intenzione di sacrificarsi per lei. Tanto più che i partiti in competizione offrono ponti d’oro agli scontenti del Pd. E vale la pena di scassare tutto per Laura Boldrini? 

 

 

 

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