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Pnrr, Giorgetti zittisce la sinistra: "Pronti a usare tutti quei soldi"

Giancarlo Giorgetti

Antonio Castro
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«Stupire». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti tende a voler «stupire» i partner europei. Una volta tanto l’orizzonte di crescita del nostro Paese non è da conteggiare in dosi omeopatiche. E invece di regredire tende a migliorare. Così tanto da ipotizzare un effetto volano che possa migliorare le già rosee aspettative. Per quanto riguarda la crescita «continuiamo a credere di poter stupire gli osservatori internazionali. Per il 2023», scandisce Giorgetti intervenendo all’Italy Capital Markets Forum di Bloomberg, «le statistiche parlano di crescita allo 0,9% per l’Italia. Noi», sottolinea, «crediamo a 1,2-1,4%, anche se nelle prospettive di bilancio abbiamo messo solo l’1% per via del nostro atteggiamento prudente».

 

 

BASTA DEBITI - La politica del “debitore Italia” resterà prudente. Giorgetti assicura che «non abbiamo intenzione di fare ulteriore debito: due terzi del Pnrr è a debito, con dei tassi convenienti e quindi abbiamo interesse a utilizzarlo e in questo limite intendiamo assolutamente rimanere». Nell’ipotesi che il nostro Paese non riuscisse, per tempo, ad accedere ai fondi del Pnrr (81,4 miliardi di sussidi e 127,4 di prestiti), non è all’ordine del giorni «andare sui mercati. Certo i ritocchi sono sempre possibili. «Dobbiamo valutare quali sono gli investimenti più produttivi in termini di capacità di crescita per il Paese e se qualche progetto non è più attuale è nostro dovere rivederlo». Un eventuale mancato utilizzo di tutti i fondi Pnrr da parte dell’Italia sarebbe «un colpo d’immagine», ha aggiunto Giorgetti, puntualizzando che «anche la Commissione europea ha interesse che l’Italia investa e si muova bene».

La situazione congiunturale è in continua evoluzione. Ci aspettiamo «un rallentamento dei risultati dell’industria correlato all’andamento dell’economia tedesca», ammette il titolare di via XX Settembre, «però la performance del settore dei servizi e, in particolare del turismo, nei prossimi 6 mesi, a nostro giudizio e nei nostri auspici compenserà questo tipo di declino del manifatturiero». Viene sostanzialmente archiviata l’ipotesi di lanciare una nuova super tassazione sugli utili del sistema bancario. «È semplice dire di tassare le banche. Chi è al governo deve invece valutare molti aspetti, non abbiamo in cantiere una tassa sui cosiddetti extraprofitti, senza dubbio però sia la Bce che Bankitalia devono essere elastiche sia sui tassi attivi che sui tassi passivi». Giorgetti, insomma, la prende larga.

 

 

MORAL SUASION - E sembra contare su una più rapida moral suasion da parte delle autorità di controllo sul sistema bancario per portare a più miti consigli le banche. Rivedere quindi i tassi a credito. Nonostante i traballamenti economici in corso, il sistema sembra reggere bene: «Sulle banche italiane», assicura l’esponente della Lega, « non ho preoccupazioni, sono solide, la liquidità è significativo, ben sopra i minimi. Chiaramente i mutamenti dei tassi hanno creato situazioni particolari, in parte le banche ne hanno anche beneficiato aumentando i propri margini. In ogni caso, la situazione del sistema europeo e italiano delle banche va vista con tranquillità», ha tagliato corto. Glissando poi sul nome del prossimo governatore della Banca d’Italia («lascio parlare i giornali che mi sembra ci siano abbastanza vicini»). Ammettendo invece un timido sostegno alla guida della Bei per ial suo predecessore alla scrivania di Quintino Sella (una candidatura «solida» e con un «elevato standing» quella dell’ex ministro dell’Economia Daniele Franco). 

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