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Schlein, la stoccata della Moretti: "Non si vince da soli, nemmeno Meloni lo fa"

Elisa Calessi
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«Elly Schlein», dice Alessandra Moretti, europarlamentare del Pd, «deve essere la segretaria anche dei cattolici moderati e dei riformisti». Per farlo «deve stare al di sopra delle correnti», ma anche «dei fedelissimi». È giusto darle tempo, però si faccia «aiutare da tutti, a partire da chi ha fatto la storia di questa comunità: Prodi, Veltroni, Finocchiaro, Turco, Castagnetti». Lei che viene dal Veneto, da Vicenza, infine, avverte: guai ad abbandonare i ceti produttivi. Senza di loro «non si possono fare progressi nemmeno nel campo dei diritti».

Al Parlamento europeo il Pd si è spaccato in tre. Si poteva evitare?
«Il voto su Asap ha visto 10 deputati su 14 votare sì».

Più Massimiliano Smeriglio, eletto nelle vostre liste come indipendente, che ha votato contro.
«Nessuna spaccatura, solo legittime posizioni personali. Il problema è un governo che a parole dice una cosa e nei fatti agisce in altro modo: è stato Fitto ad affermare che le risorse del Pnrr non sarebbero mai state usate perle armi, così come recita l’emendamento voluto dal Pd, che tuttavia a Bruxelles la destra ha bocciato».

Hanno votato, come voi, a favore dell’aumento della produzione di munizioni. Poi ciascun governo può scegliere se attingere o no ai fondi del Pnrr. In ogni caso l'insofferenza nei confronti del sostegno all'Ucraina, dentro il Pd, è crescente. Cosa ne pensa?
«Non vedo alcuna insofferenza: siamo sempre stati dalla parte di Kyiv, in Italia e in Europa».

Eppure il Pd guidato da Schlein, che ha vinto le primarie per la nettezza delle posizioni, sembra ancora schiavo dei “ma anche”: Ucraina, tasse, maternità surrogata.
«Non siamo un piccolo partito leaderistico, abbiamo anime, storie e sensibilità diverse: non è mai stato facile essere segretario del Pd. È fondamentale per Elly porsi in ascolto, serve un chiaro riconoscimento delle ragioni reciproche».

Sulla maternità surrogata è a favore o contro?
«Personalmente sono a favore purché non sia una forma di sfruttamento del corpo o del disagio economico-sociale della donna”.

Meloni come si sta comportando in Europa?
«Nonostante le sbandierate posizioni atlantiste, Meloni è succube delle peggiori destre, dall’immigrazione ai diritti. Il vero volto del governo in Europa lo vedremo più chiaramente nei prossimi mesi quando la premier avrà bisogno di rendere esplicite le sue alleanze con gli estremisti di destra, a partire da Vox».

Alle prossime europee, intanto, rischia di nascere una nuova maggioranza, senza i Socialisti.
«Il vento gioca a favore delle destre ma il Pd potrebbe essere il partito leader in Europa per i democratici e i riformisti. Dobbiamo parlare di temi concreti come lavoro, sanità pubblica, difesa del suolo, giustizia sociale, economica e fiscale».

Si dice che Schlein voglia fare tutte capoliste donne per le Europee. Scelta giusta o la solita bandierina?
«La parità di genere nelle liste elettorali esiste grazie alle battaglie vinte dalle donne democratiche. Le liste si costruiscono con persone capaci di raccogliere preferenze e consenso».

Le piacerebbe ricandidarsi?
«Sono alla prima legislatura e certamente ho scelto l’Europa come ambito in cui impegnarmi nei prossimi anni. Saranno gli elettori a valutarmi».

I ballottaggi sono andati male. Schlein ha risposto: datemi tempo.
«Nonostante la sconfitta, nei consigli contiamo un numero di eletti in crescita e recuperiamo consenso. Diamoci tempo e togliamoci il vizio di far fuori un segretario dopo l’altro».

A Vicenza e a Brescia il Pd ha vinto con profili molti diversi dalla nuova leadership.
«A Vicenza ha vinto Possamai, un giovane capace di essere un federatore di tutto il centrosinistra attraverso un programma serio. A Vicenza la Lega di Salvini ottiene un solo consigliere: una batosta senza precedenti».

La segretaria ha dato la colpa al vento di destra e all'assenza di una coalizione. È sufficiente?
«Quando si perde bisogna assumersene la responsabilità, ma non è corretto gettare la croce addosso ad una segretaria arrivata da tre mesi. Elly ha il compito di individuare la migliore strategia per avviare un dialogo, da Conte a Calenda. Da soli non si vince, nemmeno Meloni lo fa».

Sulle alleanze, però, siete a zero.
«Vedo una certa indisponibilità delle altre opposizioni».

Nel Pd i riformisti sono a disagio.  Hanno ragione?
«La Schlein deve essere la segretaria anche dei cattolici moderati e dei riformisti. Per farlo deve stare al di sopra delle correnti e dei fedelissimi: rafforzare il Pd sarà un lavoro lungo e ci sarà bisogno di tutti».

È normale che non sia ancora stata convocata la direzione?
«Credo sia utile un confronto costruttivo per costruire una strategia sui temi più urgenti».

Schlein è accusata di essere inafferrabile. Lei è riuscita a parlarci? Che impressione le ha fatto?
«Di una persona che ascolta, disponibile al confronto. Forse essere inafferrabili oggi significa essere democratici e non autoritari?».

Il Pd è molto presente nelle piazze dove si protesta, ma poco nei luoghi dove si produce. Non crede?
«Il Pd non abbandona il dialogo con i ceti produttivi e le categorie economiche senza le quali non si possono fare progressi nemmeno nel campo dei diritti».

Che consiglio darebbe a Schlein?
«Di continuare ad essere autentica ed empatica e di farsi aiutare da tutti, a partire da chi ha fatto la storia di questa comunità, penso a Prodi, Veltroni, Finocchiaro, Turco, Castagnetti». 

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