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Lega, fango russo contro Salvini? "Ecco chi è la talpa"

Alessandro Gonzato
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E ora a sinistra come la mettiamo? La Lega passa al contrattacco, ha incaricato gli avvocati di presentare un esposto in procura, vuole smascherare chi nel 2018 sull’Espresso ha scritto della presunta compravendita di petrolio tra emissari del Carroccio e fantomatici affaristi moscoviti (65 milioni di dollari che avrebbero dovuto alimentare le casse della Lega), tutto successivamente archiviato dalla procura che di rubli non ne ha trovato nemmeno mezzo, ma intanto la macchina mediatica anti-Carroccio ha sparato quintali di melma, e fa nulla se non c’erano prove, e infatti i giudici l’hanno chiusa lì, non c’era altro da indagare.

Il Carroccio ha lanciato l’offensiva dopo l’articolo della Verità dal titolo “Le trame russe dell’Espresso per incastrare Salvini e la Lega”. Dai verbali della Guardia di Finanza è emerso che l’autore del presunto scoop all’hotel Metropol di Mosca, Giovanni Tizian (poi passato al Domani, sempre di Carlo De Benedetti), prima e dopo l’inchiesta aveva visto più volte Gianluca Meranda, l’avvocato d’affari che partecipò alla presunta trattativa e sul cui cellulare sono state rinvenute foto «sovrapponibili» a quelle pubblicate dall’Espresso. Tizian e Meranda avevano preso anche lo stesso aereo per Mosca e pochi giorni prima dell’incontro al Metropol si erano trovati in ufficio. Ci sono poi scambi di mail e messaggi.

 

IL COMPLOTTO
La Lega grida allo «scandalo», a una «macchinazione costruita a tavolino per colpire il partito e il leader Matteo Salvini (ai tempi vicepremier e ministro dell’Interno) che ha inquinato la nostra democrazia e il dibattito pubblico alla vigilia delle elezioni europee», e ora aspetta «interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall’ordine dei giornalisti e dai commentatori che hanno rovesciato fango» sul partito. Il Carroccio chiama in causa anche l’allora direttore dell’Espresso, Marco Damilano, «poi promosso in Rai dalla sinistra», recita la nota, «ci aspettiamo parole inequivocabili anche da parte sua». Prosegue, la Lega: «Altro che scoop, un faccendiere scriveva, parlava, registrava, cercava in tutti i modi di tirarci in ballo e poi passava tutto all’amico giornalista che confezionava gli articoli per la felicità della sinistra e dei suoi giornali. I due», carica a testa bassa il partito di Salvini, «si parlavano spesso, si incontravano, addirittura sono andati a Mosca assieme. I giudici hanno già stabilito l’assenza di passaggi di denaro dalla Russia odi reati a carico della Lega. Ora queste rivelazioni offrono nuovi spunti che, ne siamo certi, saranno di grande interesse giudiziario».

L’autore dell’inchiesta, Tizian, non ci sta: «Nessuna macchinazione. Se l’accusa è parlare con delle ipotetiche fonti non vedo cosa ci sia da replicare. Né la finanza né la magistratura hanno indicato le nostre fonti, ed è da 5 anni che La Verità titola sull’esistenza di fonti sempre diverse. La loro credibilità è questa».

Al Metropol si erano trovate 6 persone: tra gli italiani, oltre a Meranda, Gianluca Savoini (ex portavoce di Salvini e fondatore dell’Associazione Lombardia-Russia) e l’ex bancario Francesco Vannucci. Dell’incontro era stato reso pubblico un audio, pubblicato dal sito americano Buzzfeed e poi rilanciato dall’Espresso e Repubblica. L’inchiesta è stata archiviata lo scorso 27 aprile.

«Nessuno dopo queste ultime rivelazioni si illuda di poter insabbiare questa vicenda», hanno scritto in una nota congiunta i capigruppo leghisti di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, «faremo di tutto per denunciare l’accaduto». Secondo il partito è stata una trappola. Per il vicesegretario del partito, Andrea Crippa, «le parole di Tizian, autore degli articoli, sono sconcertanti, finge di non capire la gravità della vicenda. Lui si è fatto pubblicità per anni, mentre la Lega ha subito una vergognosa campagna. Andremo fino in fondo per sbugiardare la sinistra e i suoi giornali». A sinistra non parla nessuno. Silenzio tombale.

 

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