Elly Schlein? "Potrebbe accadere": Pd, tam-tam sulla segretaria
"Potrebbe anche accadere". Vale a dire: sì, nel Pd potrebbero davvero far cadere Elly Schlein a una manciata di mesi dalla vittoria alle primarie. Lo scenario descritto da Federico Geremicca, retroscenista della Stampa, è quello di una "settimana da incubo" per la ex pasionaria vicepresidente della Regione Emilia Romagna, travolta dai sostanziali silenzi sull'alluvione (con tanto di mancata fisica sui luoghi del disastro da lei amministrati fino a pochi mesi prima), dalla debacle ai ballottagi delle Comunali e soprattutto dal tragicomico balletto su armi all'Ucraina finanziate con i soldi del Pnrr (lei si è detta contraria, ma all'Europarlamento il Pd, allo sbando, si è spaccato sul voto).
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Una "settimana nera", suggerisce perfido Geremicca. Ma "nessuno, con l'aria che tira, può scommettere sul fatto che per la leader Pd i guai siano cominciati e finiti qui: appunto in questa prima settimana di evidente difficoltà". Un canovaccio classico, "lune di miele e poi abbandoni. È capitato a Renzi, a Salvini, ai Cinquestelle... In un niente dalle stelle alle stalle. Adesso sta capitando forse ad Elly Schlein".
Il dato clamoroso è che lei non solo non ha governato, ma da segretaria d'opposizione sta facendo flop dopo soli 100 giorni. Un record mondiale o quasi. "È possibile che lo stato di grazia di Elly Schlein stia svaporando: non sarebbe una sorpresa. Sarebbe una sorpresa, invece, se a festeggiare il passaggio a vuoto fosse prima di tutto il suo partito", prosegue l'analisi di Geremicca puntando il dito sul vero problema del Nazareno: i dirigenti e le correnti interne. Certo, "segare il ramo sul quale si è seduti (e più comodamente di prima, stando ai sondaggi nazionali) resta pur sempre una pessima idea. Ciò nonostante, potrebbe accadere: e a testimoniarlo bastano le lapidi del gran numero di segretari avvicendatisi in largo del Nazareno in nemmeno dieci anni...".
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A pesare sul futuro della segreteria alcune incognite: la prima è quella delle alleanze, un mosaico impossibile da completare visti i veti incrociati tra Conte, Calenda, Renzi, Fratoianni e Bonelli. Un bel problema, visto che solo un Campo larghissimo, numericamente parlando, potrebbe spaventare il centrodestra. Quindi i voti e la comunicazione sulla guerra in Ucraina.
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Infine, lo stesso progetto di Partito democratico, ancora assolutamente nebuloso e indefinito agli occhi dei suoi stessi elettori, che fin qui hanno appoggiato solo in virtù di una fiducia cieca (anzi, una speranza) nella nuova leader quasi solo in quanto, appunto, "nuova". Il paradosso è che, a differenza delle Europee e della guerra, quest'ultimo punto è tutto nelle mani della Schlein. E non è detto che sia garanzia di successo, anzi.
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