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Marco Damilano, la Lega: "Dopo il fango contro Salvini, in Rai...". Un caso inquietante

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La formula somiglia tanto a quella classica, della polemica social: e Damilano che dice? Al di là della battuta, gli sviluppi del caso Metropol (già archiviato penalmente) rischiano di provocare un altro terremoto sia a livello giudiziario sia giornalistico. A chiamare direttamente in causa a Marco Damilano, ormai ex direttore dell'Espresso, da mesi sbarcato in Rai con un suo programma di scarso successo su Rai 3, Il Cavallo e la Torre, è la Lega. Motivo? Un lungo articolo di Giacomo Amadori, per la Verità, che getta una luce sinistra sulla genesi dell'inchiesta sui soldi russi alla Lega che nel 2019 rischiò di far cadere l'allora vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini

 

 

 

Ricapitoliamo: secondo Amadori, stando a quanto emerge da una informativa della Guardia di Finanza di Milano, l'avvocato Gianluca Meranda (insieme a Vannucchi e Savoini uno dei tre indagati per la presunta trattativa con faccendieri russi) era in contatto costante con Giovanni Tizian, uno dei giornalisti dell'Espresso che avevano realizzato lo scoop. Da qui il sospetto che tutto fosse orchestrato per tirare in ballo il Carroccio e gettare fango su Salvini. Per questo, in una nota di via Bellerio, viene chiamato in causa proprio Damilano: "Il direttore che aveva consentito la pubblicazione delle trame contro Salvini è stato poi promosso in Rai dalla sinistra. Ci aspettiamo parole inequivocabili anche da parte sua". 

 

 

 


"La Lega - si legge nella nota del Carroccio - ha dato mandato ai propri legali di presentare un esposto in Procura e di procedere in tutte le sedi per ripristinare la verità e tutelare le proprie ragioni, dopo la sconcertante inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro: la vicenda dell'hotel Metropol di Mosca è stata una macchinazione costruita a tavolino per colpire il partito e il leader Matteo Salvini alla vigilia delle ultime elezioni Europee. Altro che scoop: un faccendiere scriveva, parlava, registrava, cercava in tutti i modi di tirare in ballo la Lega e poi passava tutto all'amico giornalista che confezionava gli articoli per la felicità della sinistra e dei suoi giornali. I due (faccendiere e giornalista) si parlavano spesso, si incontravano, addirittura si erano recati a Mosca insieme. Non una inchiesta, quindi, ma una macchinazione per incastrare i rivali politici".

 

 

 

"È bene ricordare - conclude la Lega - che, dopo anni, i giudici hanno già stabilito l'assenza di passaggi di denaro dalla Russia o di reati a carico della Lega. Ora, queste rivelazioni offrono nuovi spunti che - ne siamo certi - saranno di grande interesse giudiziario. Siamo di fronte a uno scandalo, a una macchinazione che ha inquinato la nostra democrazia e il dibattito pubblico: la Lega si aspetta interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall'ordine dei giornalisti e dai commentatori che per anni hanno rovesciato fango".

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