Elly Schlein sfiduciata a Bruxelles, cos'è successo veramente dentro il Pd
Non è bastata la doppia mossa di Elly Schlein, ossia presentare a Bruxelles un emendamento che imponesse di non usare i soldi del Pnrr per produrre armi e in Italia, in Senato, un’interrogazione al governo italiano per chiedere uguale impegno. La delegazione dem al Parlamento Ue si è, ugualmente, spaccata. In dieci hanno votato a favore (come la stragrande maggioranza dell’europarlamento e dello stesso gruppo dei socialisti europei), in quattro si sono astenuti, uno ha votato contro. Senza contare che Elly Schlein, il giorno prima, in una diretta Instagram, aveva fatto chiaramente capire quale fosse la sua posizione: contraria. In ogni caso il Parlamento europeo ha approvato senza problemi il dispositivo Asap, che punta ad aumentare la produzione europea di munizioni e missili e permettere la loro consegna tempestiva all’Ucraina, oltre ad aiutare i Paesi Ue a rifornire i propri arsenali. La proposta è stata approvata con 446 a favore, 67 contro, 112 astenuti. L’efficacia del regolamento sarà valutata entro la metà del 2024, tenendo conto dell’evoluzione del contesto della sicurezza.
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LA LINEA
Il Partito democratico aveva presentato degli emendamenti per eliminare ogni riferimento ai fondi del Pnrr, e la stessa Elly Schlein aveva messo in chiaro, in una diretta su Instagram, che «non è accettabile utilizzare risorse e fondi del Pnrr e di coesione per produrre munizioni e armamenti». Ma gli emendamenti sono stati bocciati. Nel voto finale, a quel punto, ognuno ha fatto la sua scelta: in dieci hanno votato a favore (il capodelegazione, Brando Benifei, Mercedes Bresso, Beatrice Covassi, Paolo De Castro, Elisabetta Gualmini, Pina Picierno, Daniela Rondinelli Alessandra Moretti, Patrizia Toia e Irene Tinagli), in quattro si sono astenuti (Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Franco Roberti, e Achille Variati), Massimiliano Smeriglio ha votato contro. Inizialmente i sì sembrava fossero solo 8 e 6 gli astenuti. Ma una nota del gruppo dem ha comunicato che solo per un errore tecnico Moretti e Toia comparivano tra gli astenuti, mentre avevano votato a favore. Compatti, invece, gli altri gruppi italiani: ha votato sì il centrodestra, no il M5S e i Verdi. I liberali di Renew (a cui appartengono Italia Viva e Azione) si sono espressi a favore. I sovranisti dell’estrema destra di Identità e Democrazia si sono spaccati in tre: 20 favorevoli (tutti gli eurodeputati della Lega, compatti), 17 contrari e 18 astenuti. «Rispetto al voto di un mese fa cresce l’area del dissenso sulla trasformazione delle risorse del Pnrr e dei fondi di coesione in armi. Un atto sbagliato che riarma 27 eserciti nazionali con soldi per le politiche sociali e ambientali senza far fare un passo in avanti alla difesa comune europea», ha commentato Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente eletto nelle liste del Pd che ha votato contro. «Votare a favore è un delitto contro i nostri figli e contro i cittadini più fragili», ha attaccato Pietro Bartolo, eurodeputato del Pd, motivando il suo voto. Lia Quartapelle, invece, già responsabile Esteri all’epoca di Letta, si è rallegrata del fatto che la maggioranza del gruppo dem non avesse seguito, di fatto, le sensibilità della segretaria: «Siccome in democrazia alla fine conta il voto, la maggioranza degli eurodeputati Pd ha votato per Asap e confermato il sostegno del Pd all’Ucraina e a una difesa finalmente europea. A loro un sentito grazie, per essersi assunti la responsabilità e aver tenuto la barra dritta». Barra, sottinteso, che se fosse stato per la segretaria avrebbe cambiato rotta. Il paradosso è che la divisione dei dem si è consumata su un tema che, in realtà, non diventerà realtà: rispondendo al question time al Senato, infatti, il ministro per gli Affari europei e per l’attuazione del Pnrr, Raffaele Fitto, ha assicurato che il governo italiano non ha alcuna intenzione di usare i soldi del Pnrr per aumentare la produzione di munizioni: «L’utilizzo dei fondi del Pnrr per acquistare armi e munizioni da inviare a Kiev per quanto riguarda questo governo, non è in alcun modo all’ordine del giorno».
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IL TERZO POLO RIDE
Facile, per il terzo polo, mettere il dito sulla piaga: «Il Pd a guida Schlein nel caos totale si spacca in tre posizioni diverse rinunciando all’europeismo e diventando come i finti pacifisti del M5S», scrive la capogruppo di Azione-Italia viva al Senato Raffaella Paita. «Nel Pd vince la confusione. D’altra parte è naturale, quando la stessa segretaria è stata orientata fino all’ultimo per l’astensione e si astiene pure un’eurodeputata componente della segreteria, in ogni caso a Bruxelles la sua mediazione è fallita», è il commento degli eurodeputati Nicola Danti, vicepresidente di Renew Europe, e di Giosi Ferrandino (Az). «Spiace vedere una forza responsabile come il Pd abboccare alla propaganda pacifinta di Conte e del M5S», è stato il ragionamento amaro del segretario di +Europa, Riccardo Magi.