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Pd, la priorità nell'Emilia-Romagna alluvionata? I bagni "no gender"

Simona Pletto
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La sinistra continua imperterrita a “farla fuori dal vaso”. Il detto potrà apparire un po’ volgare, ma siamo certi che lo giudicheranno indicato i tanti emiliano romagnoli, bolognesi inclusi, gli stessi che dal 16 maggio si trovano a fare i conti con i danni di una alluvione catastrofica che ha lasciato senza casa migliaia di persone e che li costringe ancora a fare i conti con l’incubo del pericolo frane. Lunedì scorso a Palazzo d’Accursio, in Consiglio comunale, si è pensato bene di mettere in cima alla lista delle priorità la questione dei “bagni no gender”. L’ordine del giorno è stato presentato dalla maggioranza che sostiene il sindaco di Bologna Matteo Lepore, ed in particolare dal consigliere trans Porpora Marscasciano di Coalizione Civica, una lista di estrema sinistra legata alla Schlein. Dunque non c’è da stupirsi se la questione dell’etichetta sulla porta delle toilette in Municipio e non solo, quella che indica la direzione per maschi e femmine, sia stata al centro del dibattito per ben un’ora e dieci minuti, portando via tempo e spazi ad altri argomenti all’odg che sono finiti in coda, come la nomina di commissario per l’alluvione a Bonaccini. Catastrofe ambientale a parte, per il bagno no gender è stata anche votata l’urgenza, quindi l’argomento è stato ammesso all’ordine dei lavori la giornata stessa, al contrario di quello che accade solitamente per tutti gli odg presentati in Consiglio. Quando la minoranza ha votato contro, apriti cielo, si è gridato quasi allo scandalo evocando la bontà di tale iniziativa.

 

 


«Non hanno trovato di meglio che discutere della necessità dei bagno no gender a Palazzo d’Accursio», tuona Marco Lisei, senatore bolognese di Fratelli d’Italia. «La scelta di votare e approvare un ordine del giorno su questo tema», aggiunge, «in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo in Regione, con tanti nostri concittadini alle prese con fango, danni economici e disperazione, è una mancanza di rispetto nei loro confronti». Nel pacchetto di misure nel segno dell’inclusione discusso in aula, ci sono le motivazioni di tale importante scelta che mira a predisporre servizi igienici senza alcun vincolo di genere e anche nelle cabine elettorali, oltre a lasciare liberi i dipendenti di dichiararsi uomini o donne in base a ciò che sentono: «... l’Amministrazione comunale di Bologna», si legge, «... opera per diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche e gay... e ha deliberato per il triennio 2022-2024 di porre in essere azioni tese alla valorizzazione di “buone pratiche” e a soluzioni organizzative innovative per migliorare il benessere organizzativo, il senso di appartenenza e il clima interno».

Clima che nulla ha a che vedere con i fenomeni atmosferici più palpabili, quelli che invece hanno appena messo in ginocchio anche Bologna, che come altre città emiliano romagnole ha subìto allagamenti importanti su via Saffi, a causa del torrente Ravone esondato, con danni ingenti a esercizi commerciali e alle abitazioni private. Ci sono poi molti comuni appenninici in grande difficoltà a causa dei movimenti franosi che hanno rotto strade e ponti come a Monzuno, Monghidoro, Monterenzio e comuni in pianura come il ponte della Motta di Molinella. «Il bagno no gender», chiosa Lisei, «è l’ennesima dimostrazione di come lo scollamento della sinistra dalla realtà e dalle necessità urgenti dei cittadini, sia ormai perfettamente compiuto». «Nemmeno in un momento storico come questo», s’inserisce Stefano Cavedagna, capogruppo in Comune per Fratelli d’Italia, «hanno la sensibilità di capire che esistono priorità, tempi e modi nell’affrontare problemi o presunti tali».

 

 

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