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Ignazio Visco esce da Bankitalia e inizia a spargere veleno

Francesco Storace
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Bankitalia, in fondo a sinistra. Chissà che cosa ha colpito il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali annuali. Giunte ormai alla sua ultima edizione, esse sono state accolte da infantili gridolini di giubilo a sinistra, esponendo così il Governatore giunto a fine mandato alla strumentalizzazione politica. Anche se, va detto, restano dubbi sul carattere delle affermazioni rivolte verso il governo Meloni. Dal salario minimo alla flat tax ai migranti, a volte i toni sono sembrati più da osservatore delle politiche della sinistra che da autorità indipendente. Al punto che si è assistito a commento all’incredibile pagliacciata dei Cinquestelle che hanno preso la relazione di Visco come invito alla loro manifestazione del 17 giugno.

Per il Governatore ci vuole il salario minimo: esso «può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale». E ha notato che ci sono stipendi particolarmente bassi, in una percentuale del 30%. Il che dovrebbe richiamare al blocco della contrattualistica tra le parti. Tanto è vero che, a differenza di Landini della Cgil che suona le campane, più seriamente Sbarra della Cisl invita a discuterne tra le parti. Dal centrodestra, in particolare da Lupi, la rassicurazione a governatore e parti sociali è che la maggioranza punta «al massimo del salario, non minimo».

 

 

Tiepido anche sulla flat tax, Visco richiama alla progressività della tassazione, nonostante da parte dell’esecutivo sia stato spiegato più volte come si intenda rispettare il principio costituzionale. E poi alla necessità di evitare la crescita del debito, pur in presenza di una situazione economica che certo non induce al pessimismo. Ma «ridurre la dimensione del debito pubblico è una priorità della politica economica, indipendentemente dalle regole europee. Un alto debito impone che una quota elevata delle entrate pubbliche sia destinata al pagamento di interessi invece che a impieghi produttivi».

Per l’occupazione, la ricetta del Governatore è legata ai migranti, che vanno formati e integrati. Ne vuole di più per creare forza lavoro. Per Visco «nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro: gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio.
Poi, il capitolo Pnrr, «che può essere migliorato, ma senza perdere tempo», e quello del Mes: il governatore lo vuole. Proprio sul Pnrr la risposta del governo è affidata al ministro Fitto, «non ci sono ritardi».

 

 

Va anche detto che nelle sue Considerazione finali, Visco ha trovato spazio anche per dare fiducia al sistema. «La pandemia ha colpito il Paese quando esso non aveva ancora pienamente recuperato i danni inferti da una duplice crisi, quando ancora l’introduzione lenta e frammentata delle necessarie riforme stentava a sciogliere i nodi che frenano il nostro sviluppo. Ma l’Italia ha superato questa terza gravissima crisi, così come lo choc energetico seguito all’aggressione russa dell'Ucraina, meglio di quanto ci attendevamo». E quanto al sistema creditizio, ha osservato che «le banche stanno bene ma serve prudenza».

Diverse ovviamente le reazioni al governatore. Da sinistra fingono di apprezzarne la posizione, come se al governo non ci fossero stati loro a «non fare» tutto quel che Visco ha criticato. Addirittura Fratoianni ha esultato, il che è tutto dire. Idem per il Pd Misiani, che incarta le «considerazioni finali» come se fossero roba sua. Dei Cinquestelle abbiamo già detto, a caccia di una autorevolezza in campo economico che non hanno affatto. Da destra reazioni più soft, lo stesso Tajani ha tenuto a puntualizzare che la flat tax è un obiettivo di legislatura e che le modifiche al Pnrr procedono con le interlocuzioni presso la Commissione Ue. Insomma, non siamo al disastro, ma bisogna spiegarlo bene persino al governatore di Bankitalia per gli ultimi sassolini che si è voluto togliere. 

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