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2 giugno, compagni disperati: come provano ad imbucarsi al Quirinale

Salvatore Dama
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 Per capirci: è come la finale di Champions League. Ma della politica. L’evento che vanta il maggior numero di tentativi di imbucata. Esserci vuol dire contare. Non esserci è un marchio di inconsistenza o il certificato del declino. Il “tradizionale ricevimento serale” nei Giardini del Quirinale. E si svolgerà domani, cioè il giorno prima della festa della Repubblica, che è il 2 giugno. “Roma capoccia”, quella che comanda, ha l’occasione per misurare il livello di influenza dei suoi attori protagonisti. Il narcisismo del «Io c’ero» ha forse solo un obiettivo più ambito, nella capitale. Ed è il rinfresco che l’ambasciata americana dà a Villa Taverna per il 4 luglio.

Però il cartoncino quirinalizio, con l’invito, quest’anno ha un valore speciale. Perché, causa Covid, è dal 2019 che il ricevimento nei giardini della Presidenza della Repubblica non si svolge nella sua formula tradizionale. Sempre che non piova, ipotesi contemplata dal cerimoniale, pronto, nel caso, a spostare l’evento nei saloni interni.

 

 

GEOGRAFIA DEL POTERE - Intanto il programma. Che funziona così: il presidente Sergio Mattarella, in occasione del 77mo anniversario della Repubblica, ha invitato l’1 giugno i capi missione accreditati in Italia al concerto eseguito al Quirinale dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Speranza Scappucci. In programma musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Gioacchino Rossini, Giuseppe Martucci e Giuseppe Verdi. Il concerto sarà trasmesso in diretta su Rai Uno e Rai Radio 3, a partire dalle 17.50 e sarà aperto dal saluto di Mattarella.
Al termine seguirà il tradizionale ricevimento serale nei Giardini del Quirinale.

E arriviamo alla lista degli invitati. Che quest’anno contempla tantissime new entry. Ed è fisiologico che sia così. In un anno sono cambiati tutti (o quasi) i vertici istituzionali. A partire dalla presidenza del Consiglio, dove ora siede Giorgia Meloni. Passando per i ministri, continuando perla Corte Costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura, i capi delle forze armate, finendo con i vertici parlamentari. Insomma la geografia del potere è tutta nuova ed è attesa al Colle.

 

 

E quella vecchia? Sostanzialmente s’attacca. Non senza un velo di malinconia. Si vocifera di ex ministri, oggi retrocessi al grado di parlamentari, che avrebbero avuto piacere a essere inclusi, sia pure per una sera, nuovamente nella élite. Negativo: gli inviti sono contingentati. Anche per una questione logistica. Se cambia il tempo - Roma in questi giorni è ammorbata da un clima tropicale che prevede un rovescio pomeridiano fisso - non c’è spazio a sufficienza all’interno. Quindi gli aspiranti imbucati possono mettersi l’anima in pace. Aspettare le elezioni. O un eventuale rimpasto di governo. Se capita.

SE LE SIEPI PARLASSERO... - Già, ma che si fa quella sera al Quirinale? Tipo un happy hour, ma in un contesto super e con un’umanità iper selezionata. Di base si tessono relazioni con un calice di Franciacorta in mano. Il contesto politico-istituzionale è allargato anche ai direttori delle principali testate e a vari personaggi della cultura. Si chiacchiera in capannello, oppure si chiede la cortesia di un rendez vous singolo («Posso dirti due parole...»). Ai tempi d’oro di Silvio Berlusconi (era il 2009), ci si metteva in fila per poterlo salutare e stringergli la mano. Fino a sfiorare l’incidente diplomatico: la coda per omaggiare il presidente del Consiglio doppiava quella in attesa di rivolgersi all’allora Capo di Stato Giorgio Napolitano. Quando si arrivava al cospetto del Cav, al suo fianco c’era Gianni Letta. Che aiutava Silvio a orientarsi in mezzo a quel centinaio di facce diverse (“Lui è tizio, lui è Caio...”). Ma i giardini del Quirinale hanno visto anche altre scene. Tipo autorevoli giornalisti piegati in due dalla difficoltà di gestire l’open bar. Se potessero parlare, quelle siepi, starebbero comunque zitte. 

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