Caso Colosimo, la verità di Ciavardini: "La sinistra veniva da me e ora..."
«Conosco Chiara Colosimo prima di tutto per il ruolo istituzionale che ricopre: come molti altri politici non soltanto di destra, ha partecipato a iniziative della mia associazione a favore dei detenuti». Luigi Ciavardini non nega nulla, non si sottrae ad alcuna domanda e ripercorre con Libero la sua vicenda umana e giudiziaria. È lui il nuovo “uomo nero” che infiamma il dibattito politico intorno alla deputata di Fratelli d’Italia neo eletta alla presidenza della commissione Antimafia. Ci sono foto dei due sorridenti insieme mentre altre, assicurano i segugi del centrosinistra, sarebbero state tolte dai profili social della meloniana per evitare ulteriori polemiche: sconveniente per chiunque mostrarsi con l’ex terrorista dei Nar condannato in via definitiva per due omicidi e perla strage di Bologna in cui morirono 85 persone. Eppure, l’ex militante di Terza Posizione, i suoi anni in galera se li è fatti tutti, visto che è stato arrestato quando aveva 18 anni e 4 giorni, e ai processi non si è mai sottratto. «Mi reputo l’86esima vittima», ha detto un giorno fuori dall’aula della Corte d’Assise di Bologna. «Siamo stati condannati sulle basi di ipotesi e c’è una verità ancora da chiarire».
Cominciamo dalle foto. Chiara Colosimo ha dichiarato che non siete amici, ma vi siete incontrati solo in occasione di eventi istituzionali organizzati dalla sua associazione Gruppo Idee. Deluso?
«Confermo che ho conosciuto la Colosimo per il suo ruolo istituzionale, quando era consigliera della Regione Lazio. Non ricordo neanche bene quando è stata scattata quella foto; non ho mai fatto foto con i politici a livello personale, evito perché non voglio in alcun modo che venga condizionato il loro lavoro a favore di quello che portiamo avanti come associazione. A me interessa il reinserimento dei detenuti, questo è il mio lavoro, la mia vita. So cosa significa stare dietro le sbarre. Poi per me l’amicizia è un valore indipendentemente dal pubblicarlo o meno. Non ho l’abitudine di andarlo a dire né di mostrarlo».
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Non sono però in circolazione foto con esponenti del centrosinistra.
«Non lo so, ma so che ogni giorno noi promuoviamo forme di collaborazione a sostegno del reinserimento dei detenuti con vari esponenti politici. Di questo però non si parla. Durante il Covid abbiamo portato i pacchi per un’associazione collegata alla Protezione civile e il servizio è stato valorizzato anche al tg mentre un giornalista “ostile” ha scritto che io facevo questa cosa per pulire la mia immagine da terrorista. Il risultato è che ho avuto il Covid con casco e terapia intensiva, i vaccini non c’erano ancora, quindi poca immagine ma molta partecipazione».
Gruppo Idee ha collaborato con la Regione Lazio anche durante la gestione del Pd Zingaretti?
«Assolutamente sì. Noi ci siamo sempre confrontati con tutti, Pd compreso. E non credo sia una colpa questa né per loro né per noi. Lo riconosco come atto meritevole, se poi loro oggi lo vogliono rinnegare è perché devono attaccare il governo di destra. E quando è stato nominato il vice-garante regionale dei detenuti il gruppo di Fdi, per evitare polemiche strumentali, è uscito dall’aula. Quindi se la Colosimo fosse stata amica mia...».
La Regione Lazio finanzia la sua associazione?
«No, se non per piccoli progetti. I nostri finanziamenti dal 2009 ad oggi sono soprattutto privati, nell’ambito del volontariato e da tutto ciò che è il lavoro riconosciuto attraverso collaborazioni. Il nostro bilancio non è ricco».
Si parla, però, di una “rete Ciavardini” di cui farebbero parte non solo Colosimo, ma anche sua moglie Germana De Angelis, sorella di Marcello, ex parlamentare Pdl e ora responsabile della comunicazione del governatore del Lazio Rocca. Siete voi i pericolosi fascisti di cui si scrive?
«Io credo che ci sia un’esagerazione dovuta al fatto che adesso c’è un governo di destra. Non voglio fare politica ma è evidente che sia in atto un combattimento contro il governo. È un po’ il gioco che avviene ogni volta che vince uno e perde l’altro. In questo caso sta diventando eccessivo perché dire che una persona come Marcello De Angelis è un ex fascista e quindi non potrebbe avere un ruolo perché è mio cognato è sciocco. Che la Colosimo non possa fare la presidente dell’Antimafia perché ha dei legami con noi quando è una persona che ha 37 anni e io purtroppo ne ho 60, è assurdo anche a livello generazionale, non esiste collegamento. Credo che valga il detto “il potere logora chi non ce l’ha”».
Lei è di Fratelli d’Italia?
«Assolutamente no. Io non sono vicino ad alcun partito politico, non posso votare e comunque non mi iscrivo tra gli influencer di Fdi».
Ha ancora senso una destra estrema, oltre Fdi?
«Non ha senso una frantumazione di partitini ma tante volte queste sigle nascono perché non sono considerate. Secondo me in questo momento il Paese non ha bisogno di tante divisioni, ma non sono certo io la persona più adatta per parlarne».
Parliamo di mafia capitale. Anche lì c’era un ex detenuto, Salvatore Buzzi, ras delle coop, e un ex Nar, Massimo Carminati. Ed è stato tirato in ballo anche lei. Perché?
«Hanno tentato di coinvolgermi, sono stato seguito, controllato, intercettato per arrivare ad altri. Non sono neanche stato interrogato e infatti poi il pm ha chiesto la mia archiviazione».
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Chi sono oggi i suoi amici?
«I miei amici sono quei ragazzi che in carcere hanno ritrovato un sorriso grazie al lavoro che facciamo tutti i giorni. E mi ha fatto piacere avere anche il sostegno di un ex brigatista rosso, Vittorio Antonini, dopo gli attacchi di Report: una persona impegnata per il sociale, non una che ha fatto la rivoluzione dietro la scrivania. Significa che la pacifazione è possibile, sempre nel rispetto dei ruoli, certo, ma si può fare».
La pacificazione usata da un ex terrorista...
«Nel mio piccolo ci provo. Una delle mie più grandi soddisfazioni è avere organizzato un torneo di calcio tra detenuti e forze dell’ordine. Il rispetto delle vittime deve venire prima di tutto».
Lei ha cercato un dialogo con i familiari delle vittime della strage di Bologna?
«Sì. Ci siamo confrontati in due occasioni, poi, è chiaro, c’è sempre qualcuno che cerca di creare ostacoli e dire che mi devo scusare. Ma di cosa devo scusarmi? Io sono stato condannato per qualcosa che non ho commesso. Poi se devo dare una mano a una persona che ha perso un familiare sono il primo a farlo, ma a livello umano».
Con la Colosimo presidente dell’Antimafia sarà probabile una revisione del processo? Sinistra, grillini e Pd sono pronti a fare le barricate.
«È ovvio che questo è uno dei motivi per cui è nata tutta questa polemica. E se io, parte in causa, parlassi ora sarei sfacciato. Ma noi siamo sicuri di essere innocenti».
Chi le piace a sinistra?
«Apprezzo Luciano Violante. In passato è stato ostile con noi. Ma l’ho sentito in televisione e sulla Colosimo ha detto: il governo è il governo, ha fatto una scelta e ora l’Antimafia lavori».