Chiara Colosimo, la rivelazione: "Ecco perché la sinistra mi attacca"
Dalle fiaccolate in memoria di Paolo Borsellino, nume tutelare della “generazione Atreju”, alla presidenza della Commissione nazionale Antimafia nell’anniversario della strage di Capaci: quando cadde l’altro grande eroe della lotta a Cosa Nostra, Giovanni Falcone. «Un onore indescrivibile» per Chiara Colosimo – trentaseienne deputata di Fratelli d’Italia, prodotto della cantera di Azione Giovani e legatissima alla premier Giorgia Meloni – che non poteva non dedicare il suo primo pensiero da neopresidente proprio al giudice assassinato insieme alla moglie e a tre uomini della sua scorta il 23 maggio del ’92. E con lui a tutti i martiri della lotta antimafia ai quali – come ha spiegato nel suo discorso di insediamento – «dobbiamo il solenne impegno a combattere la solitudine degli uomini e delle donne di giustizia». Un’elezione, figlia di un percorso allineato alla storica tradizione legalitaria della destra di An, su cui tutta la maggioranza si è pienamente ritrovata ma che ha visto la levata di scudi dell’opposizione. Anzi di una parte di questa, dato che – anche questa volta – Pd, 5 Stelle e Terzo Polo sono riusciti a farsi male da soli: dividendosi clamorosamente sull’atteggiamento da tenere rispetto alla proposta del centrodestra.
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LA VOTAZIONE
Andiamo con ordine. Poco dopo le 13 di ieri Colosimo è stata eletta presidente dell’Antimafia con 29 voti a favore, 4 sono andati a Dafne Musolino delle Autonomie (sostenuta dal Terzo Polo) e un astenuto. Pd, M5S e rosso-verdi? Hanno scelto di ritirarsi sull’Aventino uscendo dall’Aula. Il motivo, a sentir loro, sarebbero le presunte frequentazioni della deputata con Luigi Ciavardini, ex terrorista dei Nar oggi membro di un’associazione che si occupa di reinserimento di detenuti. A far partire la grancassa politica, dopo il servizio di Report, le proteste di alcune associazioni di vittime dei parenti di mafia: subito raccolte da dem, grillini e sinistra che hanno minacciato di abbandonare la votazione in caso di indicazione per la Colosimo. E così è stato. Per il Pd – seguito a ruota da 5 Stelle e Avs – la sua elezione «rappresenta uno schiaffo che la commissione e questo Paese non meritavano». Dal Nazareno ci si lamenta pure per la rottura del «fronte unitario» sull’indicazione dell’Antimafia: non si ricordano, forse, di quanto fu divisiva l’indicazione di Rosy Bindi nel 2013 (con il Pdl che non partecipò al voto) e di Nicola Morra nel 2018. Chi non si accoda ai giallorossi è il Terzo Polo: «Non si esce dalle Aule», li ha bacchettati Raffaella Paita «non l'abbiamo mai fatto». Spaccatura che si farà ancora più profonda con l’elezione, in seconda battuta, di un vicepresidente e di un segretario frutto, secondo Azione-Iv, di una spartizione fra Pd e M5S. A stigmatizzare l’ennesimo Aventino delle sinistre è stato il capogruppo meloniano a Montecitorio, Tommaso Foti, più che amareggiato con chi si è voluto «distinguere per faziosità, nel segno di una vuota quanto infondata dietrologia».
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A confutare la tesi dell’inopportunità politica, e insieme a ciò la ricostruzione dei suoi rapporti con l’ex terrorista, ci ha pensato proprio Chiara Colosimo: «Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale (dal 2018 al 2022, ndr), quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute». La conoscenza di Ciavardini è dovuta, come per «moltissimi altri eletti di altri partiti, al fatto che lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti che hanno scontato la loro pena». Colosimo ha anche invitato i familiari delle vittime a Palazzo San Macuto: «Nella mia vita parlano i fatti e le battaglie che fin qui ho condotto. Con il profondo rispetto che devo ai familiari delle vittime, li invito qui: questa è casa loro, possono venire quando vogliono e indicare le priorità».