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Stefano Bandecchi, "se mi fanno infuriare...": parla il fenomeno elettorale di Terni

Francesco Specchia
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A Terni è arrivato l’Incredibile Hulk, e s’è candidato nel partito di Angelino Alfano. La vera novità di questa tornata amministrativa - in attesa di ballottaggi che potrebbero trasformarsi in un trionfo stroboscopico da supereroi Marvel (che a lui piacciono tanto) - sta in Stefano Bandecchi. Livornese, 62 anni, un omone di un metro e novanta con manone come badili e pensieri come dinamite: Bandecchi è il presidente della Ternana Calcio e fondatore dell’Università telematica Nicolò Cusano: brandendo il marchio di Alternativa Popolare di Alfano, sfida il candidato di centrodestra Orlando Masselli. Bandecchi s’è distinto nella Folgore e in Libano. A stargli vicino moduli bene le parole perché, a sbagliarle, hai sempre la sensazione che possa partire una badilata. «Hulk spacca!», diceva il poeta.

 

 

 

Caro Bandecchi, lei possiede squadre di calcio e basket, ristorazione, tv, formazione, ha Ferrari e Rolls Royce in garage. Personalmente guadagna 4 milioni l’anno. La politica poteva tranquillamente risparmiarsela. E allora, diomio, perché?
«La politica italiana non mi piace, il futuro per i miei due figli (che preferivano rimanessi a casa a godermi i soldi e la pensione) non mi piace. E Fratelli d’Italia nella mia Terni aveva fatto fuori un sindaco leghista, Latini, che aveva ben lavorato anche se non eccezionalmente. Non era politica ma Risiko. Sicché, ho pensato di salire in campo, non di scendere».

E perché ha pensato di “salire in campo” acquisendo la sigla, democristianissima, di Alfano?
«Sì, può dirlo pure: Alternativa popolare è molto Dc, ma pure liberale, e repubblicana, e per i diritti civili. È come me».

Ardita sintesi ideologica. Però lei ha fama di essere di destra. Molto. Alcuni dicono: «Bandecchi è fascista».
«Bandecchi non è fascista, non si lasci condizionare. Non è che se uno ha fatto il parà dev’esser per forza fascista. Io nella Folgore avevo un commilitone comunistissimo: lavorava alla Coop, mi diceva: “Secondo te in Russia non ci sono paracadutisti?”. Però ho una mia idea sulla resistenza fatta da liberali e cattolici, e un mio concetto di patria».

Be’, il senso della patria fa molto Meloni, però.
«Giorgia Meloni mi piaceva. Ma mo’ dovrebbe realizzare le sue promesse elettorale. Per esempio, io le chiedo: noi importiamo da anni energia dalle centrali nucleari in Francia, non sarebbe il caso di costruirne di nostre?»

Be’, sarebbe nei programmi di questo governo...
«Allora che si faccia, cazzo. Allora le chiedo: lei sa come sarà il futuro tra cinquant’anni? Io non lo so».

Manco io. Però l’intervistato sulla politica, scusi, è lei.
«Politica, politica. Bandecchi è uno che quando faceva la fame versava 100mila lire al partito di Pannella per poterne salvare l’impeto libertario, sa? D’altronde, le chiedo: sa che i Radicali nascono dai liberali?»

 

 

 

Comincio a sospettare che le sue siano domande retoriche. Andiamo avanti. Non era lei ad aver preso Berlusconi come modello? Voglio dire: lo sport, Radio Cusano e la tv (dove lei conduce pure un talk show)...
«Berlusconi è un amico, con lui abbiamo fondato l’Universitas Libertatis, la scuola di formazione politica dei moderati. Ha creato un partito moderno che ha inserito nel Ppe. Io non voglio essere lui, ma portarne avanti le idee. Ma per esempio non condivido la sua passione per Putin. Glielo dice uno che aveva un paio di aziende in Russia, che ha abbandonato a inizio guerra, per far beneficienza agli ucraini: mando loro generatori, vestiti, farmaci in dosi industriali».

Senza andare nel dettaglio: qual è la sintesi del suo programma?
«Semplice. Ora vinco a Terni, poi conquisto l’Umbria e mi preparo per Roma. Però le chiedo: secondo lei chi è il politico migliore in circolazione?».

Bandecchi, perdoni: questo mi pare un interrogatorio al contrario.
«...l’unico politico che qui mi piace è Giorgetti, moderato e competente. Poi sa una cosa? Non mi va nemmeno tutta sta retorica del made in Italy. Le chiedo: cazzo vuol dire “liceo del made in Italy”?».

Il ministro dell’Istruzione Valditara sarà contento...
«Non la facciamo lunga: la mia politica è concepita sui comizi, sui giri nei mercati, tra gli spalti degli stadi. E fa paura. Appena ho annunciato la mia candidatura, magicamente in azienda sono comparse Asl, Finanza, Inail con ispezioni a tappeto. Poi ho preso il 28,5% e adesso i controlli sono tutti ok. Le chiedo: le pare normale?».

Quel che non mi pare normale è che lei si dica moderato e aperto al dialogo. Poi scambia sputi coi tifosi, li chiama «merde inutili non vi meritate un cazzo» e minaccia di «bruciargli lo stadio» (suo) senza lasciare neanche i seggiolini del bar.
«Io non porgo l’altra guancia, più che il prete faccio il templare, il monaco armato con la spada. Una volta a Piazzapulita da Formigli mi appiccicai con tal Raimo che mi insultò, gli feci una querela, ma siccome è un poveraccio che guadagna 1.500 euro al mese, l’ho ritirata. Sono fumantino. Non per nulla sondi Livorno».

...Però alla fine i tifosi e i dipendenti da lei trattati con metodi da Bud Spencer, alla fine la votano in massa. Com’è possibile?
«Perché con i tifosi della Ternana siamo una famiglia fatta di scazzi e slanci. Per dirle: la tifoseria ai tempi del lockdown e del Covid non ha rivoluto indietro i soldi degli abbonamenti; e insieme li abbiamo offerti agli ospedali di Brescia e di Terni. Ci abbracciamo, ci scaldiamo, ci mandiamo affanculo».

Bandecchi, la sua biografia è da romanzo: la vita militare; l’ascesa vendendo enciclopedie; una parentesi da supertestimone segreto della strage di Chilvani nel 95; le molte denunce, poi l’eterno riscatto...
«Io sono figlio di un camionista e di una massaia. Dopo i parà ho lavorato in un’azienda che vendeva libri e computer, poi fallita. Nell’86 fondai la mia prima società: con un ingegnere informatico ero stato tra i primi in Italia a mettere su Cd Rom le enciclopedie; poi mi denunciarono per via dei diritti. Dopo è successa una cosa da film. Telefono, con faccia tosta, all’editore Di Marco di Milano e chiedo alla segretaria un appuntamento, quella mi scambia per un Bandecchi che aveva una grossa tipografia in Svizzera e mi fa incontrare il capo. Dopodiché la mia storia è fatta di una serie di botte di culo».

E i soldi, perdoni la venalità, come li ha fatti?
«Fui il primo ad avere l’intuizione di mettere su Cd Rom le leggifiscali e la Gazzetta Ufficiale, senza autorizzazione, ma funzionò. Poi fondai l’Unicusano: facevamo concorrenza al Cepu, poi, una legge del 2006 ci trasformò in Università telematica grazie alla ministra Moratti. Appena il comunista Mussi ne prese il posto disse: “La prima cosa che faccio è chiuderle l’Ateneo”. Mussi se n’è ito. Io sono ancora qui».

È vero che nei suoi uffici ha apparecchiato varie stanze con i nomi dei supereroi preferiti? La stanza “Hulk”, “Thor”, “Iron Man”, roba che irretisce gli ospiti?
«Sì. Ed è in allestimento la “stanza Thanos il conquistatore alieno”, e mi sa che gli elettori quella metafora l’hanno già capita...».

 

 

 

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