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Vittorio Sgarbi, trionfo alle urne: "Il mio vero obiettivo", terremoto politico

Hoara Borselli
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Sapete cosa vuole fare Vittorio Sgarbi? Vuole fare il presidente della Repubblica. E siccome sa che in Parlamento non troverà mai la maggioranza per farsi mandare al Colle, ha deciso di battersi per una riforma presidenzialista. Così, dice, il Presidente lo elegge il popolo e il popolo, certamente, sceglierà lui. Vittorio, settant’anni, super critico d’arte, campione di politica, di liberalismo, di garantismo e di provocazioni, l’altro ieri è stato eletto sindaco di Arpino. È la quarta volta che viene eletto sindaco, sempre di città diverse. Un record. Non molla. E in questa intervista ci spiega tutti i suoi progetti.

 

 

 

Vittorio, sei il poker-man della politica, quattro volte sindaco in quattro comuni diversi. E hai dichiarato di essere solo all’inizio.
«Sì, sono certo che ne farò anche altri, non mi fermo qui. Lasciami dire che la fascia conquistata ieri come sindaco di Arpino mi rende particolarmente felice perché la definisco una vittoria del desiderio».
Un desiderio realizzato? Perché? 
«La prima volta a San Severino fu un gioco di politica di Palazzo dove si veniva eletti dentro al consiglio Comunale, la seconda a Salemi fu una richiesta insistente di amici per risolvere criticità e problemi che aveva quella città, la terza a Sutri fui spinto dalla voglia di fare qualcosa per quella città nella speranza di sottrarla ai 5stelle e rimediare agli orrori che fecero, e così ho fatto. Questa volta invece la scelta dipende da una valutazione di opportunità. Arpino è una città bellissima e per la prima volta non devo risolvere problemi, ma contribuire a far conoscere tutto ciò che ha di straordinario».
Sindaco di una città che ha dato i natali a Cicerone. 
«È una città ricca di cultura. Ha il più importante premio in lingua latina a cui partecipa mezza Europa, c’è il Confalone, una festa simile al Palio di Siena. La figura del Cavalier d’Arpino, pittore e maestro di Caravaggio. È una città elegante con straordinarie case e palazzi. Il mio obiettivo è quello di farla conoscere al mondo e renderla il più attrattiva possibile. Oggi ha molti meno turisti di quelli che dovrebbe avere per le bellezze che offre».
Mi dici che rapporto c’è fra la bellezza e la politica? 
«L’Italia è di per sé bellezza. E fare il sindaco in Italia significa curare un luogo bello e offrire la possibilità di promuoverlo al mondo».
Tutti i tuoi incarichi extraparlamentari non sono retribuiti. Fare il sindaco per te è una sorta di missione.  
«Come mi disse la vedova di Borsellino quando venne a Salemi, “tu sei un bravissimo critico d’arte ma come primo sindaco che dal Nord è venuto al Sud in Sicilia, sei un missionario”».

 

 

 


Che obiettivo ti prefiggi per Arpino?
«Farla diventare Capitale europea della cultura».
Vittorio, ma veramente plaudi al presidenzialismo perchè ambisci a diventare Presidente della Repubblica? 
«Certo, ora mi sto allenando a fare il Sindaco, ma il mio obiettivo è il Colle. Nel 2029 sarò pronto!».
Come leggi la contrarietà della sinistra all’elezione diretta del Presidente della Repubblica? 
«Vorrei ricordare che in tutti i Paesi civili c’è l’elezione diretta. O c’è il Re o l’elezione diretta».
Dimmi la verità, vuoi prendere tu l’eredità di Berlusconi? 
«Bhè, anche meglio. Magari l’eredità materiale, i denari, quelli sì: ma l’eredità spirituale preferisco la mia alla sua (sorride..)».

 

 


 

 

Cosa pensi della leader dem Elly Schlein? 
«Mi piace molto. È lei lo strumento perfetto per far saltare il fortino dei cinque stelle. Quello che loro sostengono, un elettore di sinistra lo trova in lei. Da questo punto di vista è una manna. Si è già potuto toccare con mano vedendo i voti racimolati in questa tornata elettorale. Sono praticamente spariti».
Si presenterà inevitabilmente un problema di alleanze per il Pd
«La destra ha un grande vantaggio, quello di avere alleanze inevitabili e opportunistiche, collaudate dai tempi in cui Berlusconi faceva alleanze con An al Sud e con la Lega al Nord. Sono componenti che stanno in coalizione pur nella loro diversità. A sinistra non esiste una coalizione. C’è un partito grosso intorno al 20% e gli altri sono dei satelliti inesistenti. I 5 Stelle alleandosi vengono assorbiti. E con chi si allea la Shlein? Con Renzi e Calenda? Due primi attori desiderosi di fare un terzo polo, ma indisponibili. Soltanto uno snob vota Calenda o Renzi, inconciliabili con la Shlein».
Per concludere mi dici la tua rispetto alle polemiche sul cambio vertici Rai? Non fa sorridere sentire la sinistra lamentare un rischio lottizzazione della destra?
«La destra non può che migliorarla la Rai, perché peggio di così non poteva essere».
L’uscita di Fabio Fazio dalla Rai è stata considerata «una brutta notizia per il Paese». Non ti sembra eccessivo?
«Fazio di fatto se ne è andato volontariamente. Posso solo dire che mi auguro che al suo posto possa arrivare un giornalista che non dia l’idea di essere fazioso. Fabio ce l’ha persino nel nome, è la sua condizione naturale. Come la mia condizione naturale è essere vittorioso. Il destino è segnato nei nomi (ride..)».
Chi vedresti come giornalista più adatto a prendere il posto di Fazio?
«Nicola Porro. Che fu cacciato insieme a me dalla trasmissione “Virus” e nessuno disse una parola. Fummo cacciati nell’indifferenza più totale».

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