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Meloni sotto attacco per l'abito bianco? Ma la Boldrini era in ciabatte

Hoara Borselli
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Repubblica è diventata attentissima al dress code, il codice di abbigliamento da adottare nelle occasioni ufficiali. Dico diventata perché in passato sembrava non essere così interessata ai look sfoggiati, o meglio, c’è stata una mise alquanto discutibile che sembra passata casualmente inosservata.

Elly Schlein ha spalancato un mondo che sembrava sconosciuto fino a ieri. La leader Dem ci ha spiegato che i colori sono importanti. Come poteva non diventare questo un elemento determinante per le penne progressiste? Ieri Repubblica ha dedicato un articolo allo «strano effetto coordinato» scelto da Giorgia Meloni per presentarsi all’incontro con il Pontefice durante gli Stati Generali della Natalità. Un total white che non è proprio andato giù: essendo un incontro pubblico e non un’udienza papale, il «privilegio del bianco» si dovrebbe attribuire solo alle sovrane cattoliche o consorti dei re.

Gli esperti del look di Molinari ci hanno detto che puntare su questo colore non è stata una scelta felice perché pur non trovandosi in Vaticano, la Meloni avrebbe dovuto optare per una precisa «gamma cromatica». Probabilmente un’armocromista di talento, di quelle da 300 euro all’ora, le avrebbe consigliato un carta da zucchero o un verde pisello. Ma Giorgia purtroppo la specialista della cromia non la ha e Repubblica non perdona.

 

 

Dove è finita la lungimiranza riservata a Laura Boldrini? Perché questo paragone? Vi riporto indietro di sei anni quando l’ex presidente della Camera si presentò in udienza dal Pontefice con un look da gelato in piazzetta: tailleur aperto, camicia damascata, e ai piedi un bel paio di ciabatte aperte con smalto vistoso. La calzata da spiaggia era un dress code consono per presentarsi al cospetto del Santo Padre? A Repubblica, però, nessuno sprecò un po’ di inchiostro per spiegare alla Boldrini che una scarpa chiusa sarebbe stata più decorosa. Nessuna obiezione. Un silenzio che ad oggi stride con le critiche armocromiche sollevate alla Meloni. Ma del resto si sa, le penne progressiste hanno sempre un occhio chiuso a sinistra e ben spalancato a destra.

 

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