Fabrizio Masia, la profezia su Meloni: "Su cosa si gioca tutto"
Agli italiani piacciono i leader politici determinati nel realizzare le cose che hanno promesso». Fabrizio Masia, Ad dell’istituto di sondaggi EMG, traccia con Libero lo scenario sugli andamenti di consenso nel quadro politico italiano.
Mini giro di boa dei sei mesi di governo. Che percezione ne hanno gli italiani?
«Direi positiva, guardando gli indicatori che registriamo. Prendiamo in esame l’ultimo mese. La fiducia in Giorgia Meloni continua ad essere alta. Siamo intorno al 46-47%.
Considerando quelli che sono stati gli indici di popolarità e gradimento dei predecessori, è sicuramente un ottimo numero. Di riflesso, anche Fratelli d’Italia sta ottenendo una buona quota di consenso, attorno al 28%. A prescindere da qualche oscillazione fisiologica, dobbiamo tenere a mente che alle politiche si attestò sul 26. Quindi direi che sia Giorgia Meloni, sia Fratelli d’Italia stanno piuttosto bene».
Qual è la ragione di questa fiducia?
«C’è un tema di contenuti, viene apprezzata la volontà di mettere a terra le idee politiche. Ma poi c’è anche una questione di forma e di estetica: Giorgia Meloni mi pare abbia anche una certa capacità di “empatizzare”».
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Consenso alto. Però ci sono anche delle insidie. Le bollette hanno ripreso a salire. Arrivi molto sostenuti di immigrati. Qual è il tema che può generare contraccolpi sul consenso?
«Il tema chiave come sempre è quello economico, in principal modo tasse e lavoro. Il fatto di poter fronteggiare situazioni di povertà relativa e assoluta. In questo senso, sarà importante capire quale impatto avranno, una volta entrate a sistema, le nuove misure sul lavoro, anche per quanto riguarda il superamento del reddito di cittadinanza. Poi c’è un altro tema che, soprattutto dopo il Covid, ha acquisito molta rilevanza, ed è la sanità».
Approfondiamo sulle forze di maggioranza. Lei ha scattato la fotografia su Fratelli d’Italia. Concentriamoci sulla Lega. C’è una discussione interna sul cambio di famiglia europea. Se si avvicinasse al Ppe, quali potrebbero essere le conseguenze sul consenso?
«Credo che l’elettorato leghista sia molto attento più alle dinamiche interne che a quelle comunitarie. Non dico valga per tutti, ma in generale. E poi dobbiamo considerare anche le radici della Lega. Sicuramente sono territoriali, ma hanno anche delle derivazioni da culture ex democristiane, se pensiamo soprattutto ad alcune zone del Veneto. Anche in prospettiva, uno spostamento al centro aiuterebbe a dialogare con un blocco elettorale moderato che in Italia è molto importante ed in molti casi fatica a trovare un posizionamento preciso. Dunque questa iniziativa della Lega, se si verificasse, potrebbe essere una mossa intelligente».
Forza Italia. Si è chiusa una convention dopo la “grande paura” sulle condizioni di salute di Silvio Berlusconi, che è intervenuto con un video. Il partito è futuribile?
«La classe dirigente deve essere brava, in questo momento, a costruire una comunicazione che abbia una forza propria. La figura di Berlusconi, a cui auguriamo lunga vita, finora ha sempre messo in ombra tutto il resto. Lo spazio politico per Forza Italia c’è, è in quella parte di elettorato moderato che, come dicevamo prima, nel nostro Paese è molto rilevante».
Capitolo opposizioni. Elly Schlein è Segretaria del Pd da circa un mese. Alla lunga, le difficoltà di convivenza della sua linea identitaria con i moderati dem potrebbero far crollare i consensi?
«Elly Schlein si trova in una posizione complicata. Se si orienta troppo a sinistra, perde i moderati. Viceversa, se si allarga verso i moderati, perde la sinistra. Con questa situazione, è difficile fare una strategia di lungo periodo».
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Come se ne può uscire?
«Facendo un’opposizione costruttiva, pragmatica e di proposte. E post-ideologica su una serie di materie che non possono riguardare solo i diritti civili, ma anche una serie di istanze fondamentali.
Come creiamo lavoro? Come miglioriamo il sistema-impresa? Come miglioriamo la sicurezza? Fossi in Elly Schlein, penserei a questo, concentrandomi sulle europee. Il resto viene dopo».
In tutto ciò Conte gongola, non ha problemi interni...
«Vero. Oggi il Movimento 5 Stelle non è più il partito di Grillo, ma viene identificato in automatico con Conte. Peraltro Conte, che ha fatto un grande recupero in campagna elettorale, ha definito l’identità del Movimento, collocandolo nel campo progressista. Ha detto “noi siamo questo”, e i risultati gli hanno dato ragione. E sarà determinante per qualsiasi alleanza di sinistra che abbia delle ambizioni di governo».
Terzo Polo. Una telenovela infinita di liti, riavvicinamenti, nuove liti. Così gli elettori non rischiano di allontanarsi in maniera irreversibile?
«Il rischio c’è. Sarebbe stato opportuno produrre una comunicazione meno ‘tranchant’ su questioni interne. Magari sarebbe stato meglio parlare di una necessità di momenti di riflessione, piuttosto che di rotture, perché poi tornare indietro è sempre insidioso. Anche perché mi pare evidente che se Azione si staccasse definitivamente da Italia Viva difficilmente potrebbe costruire un’alleanza con il Pd».
E invece, al contrario, Italia Viva potrebbe avvicinarsi al centrodestra?
«Su molti temi ha affinità con Forza Italia. Ma con Fratelli d’Italia e Lega la vedo difficile».