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Licia Ronzulli, in ritardo alla convention ma assicura: "Nessuna guerra"

Enrico Paoli
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Re Carlo (quello d’Inghilterra) che rischia di oscurare Re Silvio, (quello di Arcore, momentaneamente ancora al San Raffaele). «Spostiamo l’orario dell’intervento del presidente Berlusconi?», ci si chiede nei concilaboli attorno e sotto al palco della convention di Forza Italia, in corso a Milano. Di sicuro c’è che il messaggio dell’ex premier ci sarà, essendo stato registrato ieri sera. Per gli azzurri, vecchi e nuovi, è la notizia più importante. Però nella prima giornata della kermesse azzurra, voluta da Antonio Tajani per rilanciare l’azione del partito, ci sono anche le scorie, se non proprio le tossine, dei recenti passaggi interni al partito. Che sembrano roba passata, invece sono ancora presenti. Quando il vice premier e coordinatore nazionale di Forza Italia inizia il suo intervento, subito dopo l’Inno di Mameli (con la mano sul cuore e la platea in piedi) in prima fila si nota l’assenza di Licia Ronzulli, presidente dei senatori azzurri.

 

 

 

E si nota perché il resto dello stato maggiore, da Paolo Barelli a Maurizio Gasparri, Alessandro Cattaneo e Alberto Barachini, passando per Deborah Bergamini e Francesco Paolo Sisto, senza scordare il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, (la Casellati e Pichetto Fratin parlano oggi, la Bernini ieri sera) sono tutti lì, sostenuti da amministratori locali e coordinatori regionali. L’ex coordinatrice della Lombardia, sostituita da Alessandro Sorte, arriva in sala quando Tajani ha già concluso il suo intervento e sceglie di entrare dall’ingresso principale, fendendo la folla, senza scaldare gli animi dei militanti. Un arrivo ritardato studiato e non certo casuale.

Sotto al palco c’è il pienone, difficile trovare un posto in prima fila, anche se tutti si danno daffare per uscire dall’impasse. Ma proprio perché nella successione di questi fotogrammi, d’instantanee dalla kermesse azzurra, c’è il senso del dissenso, la Ronzulli prova a tendere la mano, mostrando il ramoscello d’olivo. «Io non parlerei né di guerre né di tregue. Nel senso che Forza Italia è un grande partito e all’interno di un grande partito ci sono tante anime, che si parlano e fanno la sintesi», spiega la capogruppo azzurra al Senato. «Il presidente Berlusconi ha fatto una riorganizzazione e noi siamo in campo per dimostrare che non si è sbagliato. Come Lombardia forzista ci teniamo a fare una bella figura», afferma il coordinatore lombardo, Alessandro Sorte, che da pochi mesi ha sostituito la Ronzulli. Difficile non leggere nelle parole dell’esponente azzurro una sorta di risposta a distanza.

Licia, però, prova a volare sopra. «Per me l’obiettivo è il futuro di Forza Italia, senza personalismi, senza egoismi, supportando la nostra comunità che non vuole parlare di litigi ma vuole risultati». Ecco, risultati forse è il vero mantra di questa riunione che sembra un congresso, e non lo è, però gli assomiglia. Perché di risultati elettorali ha bisogno Forza Italia, soprattutto pensando alle europee. «Elezioni importantissime dove siamo convinti di poter tornare a doppia cifra», sottolinea Sorte. Fra bandiere azzurre e tricolori, luci basse e sguardi alti, il popolo di Silvio è ancora in cerca di futuro, considerando il centrodestra la casa in cui stare e il governo attuale da sostenere senza se e senza ma, con l’Europa sullo sfondo. Perché Tajani sul punto è chiaro: «L’Italia non può e non deve essere lasciata sola, la questione migratoria è una questione europea».

 

 

 

Ma qui, negli studios di Via Mecenate il popolo azzurro sembra avere più testa per le cose di casa nostra, dalle tasse alla ripresa, che per le questioni continentali, senza scaldarsi troppo per il nodo dell’immigrazione. Gli azzurri sono pur sempre dei moderati. «Le organizzazioni che funzionano sono quelle che sono capaci di dare attenzione alle persone, di valorizzare il capitale umano». La priorità, quindi, sono le persone», sottolinea il ministro Paolo Zangrillo dal palco della convention di Forza Italia. E qui, le persone, sanno che il capitale è sempre lui, Re Silvio, in competizione con Re Carlo, per un giorno. 

 

 

 

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