Elly Schlein, La Stampa all'attacco: "Passo falso, dove vuole arrivare?"
Il problema di Elly Schlein? Il look. Quello della Stampa? Il suo armocromista. Proprio così. La neo leader del Partito democratico, alla faccia di quei poveri per cui dovrebbe battersi, pensa all'armocromista, cioè all'esperto che seleziona i colori più adatti a essere indossati da una persona per creare un outfit "perfetto". Lo ha ammesso lei stessa in un'intervista a Vogue, scatenando la reazione del quotidiano diretto da Massimo Giannini. Fin qui nulla di strano, se si considera che la preoccupazione della segretaria dem, mentre tutti gli italiani affrontano una grave crisi economica, è il vestiario da indossare.
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Eppure, ciò che fa sorridere, è che La Stampa se la prende con l'armocromista mentre ha taciuto, e tace tutt'ora, sui silenzi della Schlein di fronte a ben più gravi problemi (la sua posizione sulla guerra in Ucraina è solo un esempio). Addirittura il quotidiano parla del "primo passo falso della nuova segretaria del Pd". Insomma, poco importa se la dem ha scatenato i malumori interni al Pd dopo la scelta della segreteria. Così come se per settimane non si è espressa sui temi più importanti, rivendicando "qualche giorno di riposo" dopo le primarie.
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Niente affatto, La Stampa preferisce attaccarla sull'armocromista di "una giovane leader politica in ascesa si affida ai consigli di una personal shopper per migliorare la propria immagine. Legittimo - si legge - forse addirittura necessario in un'epoca di sovraesposizione mediatica". Per il quotidiano "la rivelazione potrebbe essere archiviata nella categoria 'colore' se la consulente, Enrica Chiacchio […] non chiarisse che il suo lavoro […] è (giustamente) retribuito, e che le sue tariffe non sono esattamente low cost, 140 euro all'ora più Iva, cifra che sale a 300 per lo shopping". Quanto basta a far sospettare anche il quotidiano: "Se l'obiettivo è 'riuscire a entrare in connessione con le persone che vogliamo rappresentare', è lecito chiedersi chi siano le persone che il Pd di Elly intende rappresentare". Di certo non la classe operaia. E ancora: "Se il successo di Schlein è determinato dalla novità che incarna e dalla complessità che rappresenta, la scelta che oggi a molti appare un autogol potrebbe essere frutto di una strategia più ampia che facciamo tuttavia fatica a intuire. Ma se anche così fosse, resta la perplessità per ciò che appare. Semplicemente, è il caso di dirlo, è una questione di stile". Tutto giusto, giustissimo, ma dove è stata La Stampa quando la Schlein doveva occuparsi dei problemi che davvero interessano i cittadini?