Di Maio inviato Ue, Gasparri: "A chi dobbiamo chiedere scusa"
Telefoniamo a Maurizio Gasparri, Senatore di Forza Italia e vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Madama, nel turbinio dei suoi interventi contro la nomina di Luigi Di Maio a inviato Ue nel Golfo Persico.
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Senatore Gasparri, che dire?
«C’è poco da dire, è una cosa che lascia veramente senza parole. Dovrebbe andare nel Golfo di Surriento, come dice la canzone».
Golfo Persico, terra di antiche civiltà.
«Sì, appunto, chiediamo scusa ai Sumeri. Oggi terra fondamentale dal punto di vista geopolitico. Viene spedito là questo soggetto, senza competenze, che confondeva il Cile con il Venezuela, sbagliava i congiuntivi. Quando ha fatto il partitino ha preso lo 0,6 che non è solo la cifra del consenso, ma probabilmente pure il voto in italiano».
Ferocissimo, Gasparri.
«Ma no, tutto il contrario, sono buono. Lancio la mia solidarietà a quegli esponenti attuali dei 5 Stelle che hanno calibrato meglio i toni. Penso a figure come Patuanelli, la Floridia. Conte no, perché rimasto quello del “gratuitamende”».
Senatore, lei la prende in battuta questa storia. Però in alcune sue esternazioni ha detto che proverà a coinvolgere in qualche modo il Parlamento.
«Ecco, sì, voglio provare in qualche modo a sollevare il problema. Magari con una risoluzione in Commissione Esteri. Qualcuno dirà che non è la sede, ma ci sono spazi nel regolamento. Un grido di dolore va lanciato. Un momento di riflessione va fatto. È chiaro che noi non possiamo nominare o revocare, ma possiamo monitorare, criticare, osservare. Io ho una disistima totale di questa persona. In un dibattito mi è stato fatto notare: “eh, ma tu hai votato la fiducia al governo con Di Maio”. Era il governo Draghi, che abbiamo votato per evitare che il “governo Conte con Di Maio” uccidesse il Paese. Non ho mai espresso alcuna dichiarazione favorevole verso questa persona».
Però in tanti ne hanno fatto notare, negli anni, il cambiamento e l'istituzionalizzazione.
«Aveva tolto il gilet giallo per indossare la camicia bianca da Ministro degli Esteri. “Sul ponte sventola camicia bianca”».
Niente, lei oggi è un fiume di battute.
«No, guardi, le dico, e sono molto serio, che il periodo di Di Maio agli Esteri è la prova delle grandi capacità dell’apparato della Farnesina. Mentre con Tajani che ha una grandissima esperienza l’apparato ha un bell’amalgama, con Di Maio ha dovuto evitare che facesse danni. Lo hanno reso presentabile. Ma lei provi a figurarsi cosa sarebbe accaduto in questi giorni?».
Con la crisi in Sudan?
«Sì. Io mi immagino un Tajani proprio in queste ore impegnato nel coordinare l’evacuazione degli italiani, perfettamente calato nel ruolo, competente sullo scenario.
Poi provo a ipotizzare se ci fosse stato Di Maio. Come prima cosa gli avrebbero dovuto spiegare dove sta il Sudan sulla cartina...».
Però, senatore Gasparri, l’Europa Di Maio nel ruolo di inviato l’ha voluto.
«Tajani, che è persona molto accorta, ha detto che questa figura non è una proposta del nostro governo. Ciò dovrebbe indurre una persona che abbia un minimo di buonsenso a dire: scusate, il mio governo non mi supporta, non è il caso».
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La posizione del governo italiano era nota da mesi. Secondo lei perché l’indicazione dell’Alto Commissario Borrell sul nome Di Maio è arrivata comunque? C’è qualcosa di politico? «Non posso dare una chiave di lettura politica. Senta, io non vorrei che Mario Draghi abbia speso pezzi della sua credibilità, giustamente forte in Europa e nel mondo, per una causa sbagliata. Poi le circostanze avranno aiutato tutto questo. Il greco Avramopoulos mi dicono sia sceso di quotazioni per i riflessi del Qatargate. Però c’è un’altra cosa che veramente è clamorosa».
Un’altra ancora?
«Quella originaria: i 5 stelle sono nati contro tutto questo. Prima semini l’odio, l’uno vale uno, carichi il Paese di ignoranza... Poi ti “casteggi”, neologismo gasparriano. Assumi ruoli che implicano staff, lauto trattamento economico, viaggi. Un’assurdità sia nel merito che nella dinamica. Anzi, un organigramma “fantasy”.
Cioè?
«Dopo Di Maio inviato Ue nel golfo persico, possiamo fare, che so, Grillo rettore a La Sapienza, Bonafede alla Bocconi, Taverna possiamo farla diventare prefetto di Roma. Sa che le dico? Voglio promuovere una “Sogin del grillismo”, una società per liberare l’Italia dalle scorie che hanno lasciato questi qua».
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