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Psichiatra uccisa, la Lega: "Dobbiamo farlo subito", sfida il Pd

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La morte di Barbara Capovani, psichiatra di Pisa, aggredita e uccisa da un suo paziente, "rafforza la convinzione che sia necessaria e non più rimandabile una profonda riflessione sulla legge 180", riferiscono alcune fonti della Lega. "Troppo spesso medici, personale sanitario, famiglie e pazienti sono lasciati soli: serve una norma nuova e aggiornata".

La Legge 180, nota come Legge Basaglia, è la prima e unica legge quadro che ha imposto la chiusura dei manicomi e ha regolamentato il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. 

Da parte loro gli psichiatri della Sip, la società italiana di Psichiatria, dopo l’aggressione mortale alla collega, evidenziano che alla "crescita esponenziale di bisogno di salute mentale si accompagna un progressivo e silenzioso smantellamento di quell’organizzazione, pur imperfetta, che è nata nei due decenni che hanno seguito l’applicazione della Legge 180. Con una perdita importante di risorse umane e il mancato avvicendamento delle nuove leve, si assiste a un impoverimento dei servizi pubblici senza precedenti negli ultimi anni, che riduce la capacità di risposta dei dipartimenti di salute mentale, già in seria difficoltà".

A dieci anni dalla violenta aggressione ai danni di Paola Labriola, ricordano gli psichiatri, "uccisa da un utente nel servizio territoriale di Bari dove lavorava, la Psichiatria assiste, ancora, sgomenta alla perdita di una professionista sul luogo di lavoro". Ma "non dobbiamo assuefarci a eventi di questo tipo e considerare l’aggressione nei confronti del personale sanitario come un ineluttabile dato di fatto. Nel ringraziare il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per la vicinanza e la sensibilità mostrata in queste ore, la Società Italiana di Psichiatria - che rappresenta da 150 anni tutti gli psichiatri italiani e, per il tramite delle sue sezioni speciali, tutti gli operatori della salute mentale - chiede un incontro urgente perché gli intenti comuni non si esauriscano nella commemorazione del fatto di cronaca lasciandoci inermi di fronte al dolore e per iniziare una collaborazione proficua".  

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