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Bertinotti, attacco allo Stato: "Lasciate il Senato ogni volta che..."

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Se è vero il detto marxista in base a cui la storia si ripete sempre due volte- la prima in tragedia, la seconda in farsa- non stupisce che dopo i “cattivi maestri” dei terribili anni ‘70 questo sia il tempo grottesco dei “cattivi consiglieri”: i maestrini pronti a invocare l’ennesimo Aventino fuori da ogni logica e proporzione politica. Contro chi? Ma contro Ignazio La Russa, ovvio. A metterli insieme- con l’inflazionata formula dell’appello - ci ha pensato non a caso il “quotidiano comunista” il Manifesto sul quale un gruppo di «personalità della sinistra» chiedono «a senatori e senatrici antifascisti» (fra i quali diversi grandi elettori che hanno contribuito ad eleggere l’ex missino a Palazzo Madama) di rievocare la secessione del ‘24: «L’iniziativa più efficace sarebbe lasciare l’aula ogni volta che sarà La Russa a presiederla, finché non avrà finito di svilire le nostre istituzioni e non avrà sciolto il nodo se stare dalla parte della democrazia o della dittatura. Ovvero dell’antifascismo o del fascismo». 

 

 

 


A firmarlo un combinato fra vecchie glorie del comunismo italiano, qualche piddino, un po’ di accademici “televisivi” e di salotto, figli d’arte e artisti organici: fra i nomi Ginevra Bompiani, Maura Cossutta, Gianni Cuperlo, Moni Ovadia, Lidia Ravera, Livia Turco, Nichi Vendola e Massimo Zedda. Ma il nome più pesante è quello dell’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti. Proprio l’ex segretario di Rifondazione “raddoppia” l’appello, bacchettando su L’Identità gli “allievi” - Schlein in primis - deficitari a suo avviso di vero antifascismo: «Dopo questi elementi di aggressione all’antifascismo da parte di La Russa, mi sarei aspettato che i senatori del campo democratico avessero scelto di non partecipare ai lavori quando l'Aula è presieduta da lui».

 

 

 

 

Il “comandante Fausto” manda tutti agli esami di riparazione: «La classe dirigente dem non è in grado di far rivivere la cultura dell’antifascismo», continua spiegando che con questa parola «si dovrebbe indicare una militanza attiva, non solo un ricordo». Parole pesanti, a maggior ragione se pronunciate da un’ex terza carica dello Stato nei confronti dell’attuale seconda. Il motivo è chiaro: qualche squilibrato fuori dal parlamento potrebbe prenderle troppo alla lettera e agire con procedure che ricordano le peggiori pratiche dell’antifascismo militante (si è appena celebrato il 50esimo anniversario della strage comunista di Primavalle).

 

 

 

 

Ma Bertinotti - che richiama con nostalgia i tempi quando «i ragazzi venivano chiamati in piazza dalla sinistra per impedire il congresso del Msi (a Genova nel ‘60)non fa un plissé: «Portare un fiore per ricordare Matteotti ha senso solo se il gesto è inserito in un programma per bloccare determinate politiche. Altrimenti è semplice passerella». Insomma, per Bertinotti la sinistra deve ripartire da “più” antifascismo. Con simili consiglieri per Elly & co la lunga traversata nel deserto è bell’assicurata...

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