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25 Aprile, Elly Schlein vorrebbe imporci pure il "Sabato progressista"

 Elly Schlein

Iuri Maria Prado
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Come se non avesse rotto le palle oltre ogni limite sopportabile, su questa storia della Costituzione “antifascista” è nuovamente intervenuta ieri la segretariessa del Pd, Elly Schlein: «L’antifascismo “è” la Costituzione», ha detto. Se questa trovata non denunciasse il mastodontico difetto culturale di chi la propala con tanto ridicolo sussiego, e fosse soltanto una delle fungibili fesserie che i politici (poracci) sono costretti quotidianamente a propinare ai giornalisti altrimenti sfaccendati, ebbene potremmo lasciar perdere.

 

 

Ma appunto quell’ideona, in sapiente ebollizione nella cucina di sinistra a pieno regime in vista del 25 aprile, è dalla Schlein e dai suoi simili propugnata in modo convintissimo; e davvero quei poveretti ritengono che la legge, a cominciare da quella suprema, debba essere un collettore di “valori”, naturalmente i loro valori: trai quali quello prominente, l’antifascismo, che non è la Costituzione e non sta nella Costituzione perché è un segno militante, un sentimento, un’impostazione civile, appunto un valore, qualcosa che non si prescrive per legge e che non è obbligatorio né condividere né professare.

 

 

Questi non hanno neanche il più pallido sospetto che in un sistema democratico e liberale non solo non si ingiunge di “essere” antifascisti, che non si capisce bene che cosa voglia dire, ma nemmeno si vieta a chicchessia di “essere” fascista: salvo credere - e questi evidentemente lo credono - che il giuramento di fedeltà al regime fosse pessimo perché il regime era fascista, mentre è un sacco bello e democratico se il giuramento è in favore dell’antifascismo o dell’antimafia o della giustizia climatica o dello schwa. Fosse stato per questi la Repubblica avrebbe rinnegato il fascismo mettendo in Costituzione il Sabato Progressista

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