Giannini e la vignetta del Fatto, "l'Ayatollah Meloni": la vergogna dalla Gruber
Il diritto di indignarsi vale solo a sinistra. Lo dice tra le righe Massimo Giannini, che a Otto e mezzo su La7, ospite di Lilli Gruber, affronta il tema della vignetta di Natangelo sul Fatto quotidiano, che ritrae Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia Meloni e moglie del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, a letto con il suo amante immigrato. Una provocazione che ha fatto infuriare gli esponenti della maggioranza.
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"Anche questo è un riflesso di una certa intolleranza - ribalta il quadro il direttore della Stampa -, è il sottofondo che spinge la presidente del Consiglio, quando c'è la fiducia in Parlamento, a dire 'io sono l'underdog'. Tutto quello che è critica o satira, in questo caso una vignetta bruttissima... Ma quante ne escono di vignette brutte? Ci mettiamo a fare la censura di tutte le vignette che non ci piacciono? Ci mettiamo a discutere una mattinata in Parlamento di una vignetta? Ma siamo impazziti?".
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"Noi ne parliamo perché tutta la politica ne ha parlato", mette le mani avanti la Gruber. "In quello che ha scritto la Meloni su Facebook c'è la chiave: 'Questo è l'odio che c'è contro di noi, noi non ci fermeremo' - sottolinea Giannini -. Ma l'odio di chi? Ma quante vignette sono state fatte negli ultimi 100 anni contro potere e politica? Se tutti avessero reagito così...".
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"Noi oggi altro che fascismo - conclude Giannini -. Vignette sataniche, sì, Salman Rushdie (l'autore iraniano condannato a morte da una fatwa del regime islamico di Teheran, ndr). Stiamo facendo la stessa cosa, peccato che quello fosse l'Ayatollah Khomeini. Non vorrei che questa fosse l'Ayatollah Meloni, altrimenti starei preoccupato". Lo rassicura la Gruber: "Non credo che esista l'Ayatollah Meloni".
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