Sallusti, una domanda ai pacifisti che festeggiano il 25 Aprile
Oltre venti bambini ucraini, uno aveva solo cinque anni, uccisi a freddo durante l’avanzata su Bakhmut dai mercenari russi del gruppo Wagner, e questa volta a denunciarlo non è una delle tante associazioni che vigilano sui diritti umani a volte sospettate di partigianeria: ad ammetterlo sono due di quei soldati che su ordine superiore hanno schiacciato il grilletto del mitra.
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Di fronte a una notizia del genere c’è ancora qualcuno disposto a mettere sullo stesso piano gli invasori e gli invasi? Qualcuno ritiene possibile che quel popolo martoriato possa accettare una pace pur che sia? E chiedo ai non pochi pacifisti nostrani in pantofole che gironzolano nei talk televisivi e nelle redazioni dei giornali: ritenete davvero possibile trattare alla pari con un dittatore, Vladimir Putin, che autorizza l’uccisione di bambini in questo modo dopo aver fatto spallucce di fronte alle immagini di suoi soldati che sgozzano prigionieri vivi e inermi?
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Pongo queste domande a chi si appresta - tra una settimana sarà il 25 aprile - a suonare la gran cassa sull’eroismo della resistenza. Non loro, che per lo più non sanno neppure di cosa stanno parlando, ma i loro padri e nonni non credo che avrebbero aperto trattative di pace con un nemico che si è macchiato delle stragi di Marzabotto e di Sant’Anna di Stazzema – cito due tra le più tristemente famose – dove vennero messi al muro bambini e donne senza neppure chiedere loro come la pensassero, tantomeno imbastire uno straccio di processo sommario.
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No, da certi fatti mostruosi non c’è né via di fuga, né resa e tantomeno ci può essere pace se per pace si intende darla vinta ai carnefici. Che qualcuno si ricordi, martedì prossimo 25 aprile, di quei venti bambini, che qualcuno abbia il coraggio di dire chiaramente che questa Russia si è messa fuori dalla comunità civile. Che qualcuno ammetta che se le Marzabotto non furono infinite è solo perché il mondo Occidentale allora libero è venuto in nostro soccorso pagando un tributo umano ed economico enorme. Insomma, che la sinistra e larga parte del mondo cattolico oggi titubante a guardare in faccia la realtà si ricordino che il male assoluto va vinto, non assecondato, tantomeno compreso fino quasi a giustificarlo.
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