Cerca
Cerca
+

Bruno Vespa, Calenda e Renzi: "I due si detestano. E Matteo aveva due armi..."

  • a
  • a
  • a

"Il Centro è sempre utile e oggi è il momento della storia italiana in cui è più vicino all’ininfluenza". Lo sottolinea quasi con amarezza, Bruno Vespa, nel suo editoriale sul Quotidiano nazionale in cui analizza l'implosione del Terzo Polo e si chiede: "Che cosa resta del Centro ora che Renzi e Calenda hanno divorziato alla vigilia delle nozze?". 

 

 



L'adagio secondo cui "le elezioni si vincono al Centro", spiega il conduttore di Porta a porta, valeva sicuramente durante la Prima repubblica, ha continuato a pesare durante la Seconda quando sia Forza Italia sia il centrosinistra facevano pesare la loro componente moderata. Con il 2018 e l'esplosione del Movimento 5 Stelle è cambiato tutto, ma il colpo di grazia al concetto di "centro" l'hanno dato probabilmente Giorgia Meloni ed Elly Schlein, che hanno spostato decisamente il baricentro politico verso le ali, destra e sinistra.  Il centro, sottolinea Vespa, "adesso è scomparso nel Pd della Schlein: niente cattolici in segreteria (la prima volta nella sua storia) e un partito radicalmente spostato a sinistra".

 

 



Sulla carta, dunque, il Terzo Polo aveva spazio per raccogliere i voti dei moderati delusi di entrambi gli schieramenti. Ma "l’idea che Renzi avesse con la direzione del Riformista e con la Leopolda due armi estranee al Terzo Polo ha messo in allarme Calenda che rischiava di avere una leadership congressuale senza il controllo del territorio (dove Renzi è più strutturato) e con un alleato che certo non avrebbe rinunciato alla propria visibilità". Questa, la prima causa di attriti. La seconda, moltopiù personale: "Era illusorio immaginare che Renzi alla sua età e col suo passato si sarebbe limitato alla sua fertile attività di conferenziere internazionale. La verità è che i due si detestano e soprattutto non si stimano". Ogni progetto di "casa comune", dunque, era pura utopia.

 

 

Dai blog