Terzo Polo finito? Sallusti: no, non è mai esistito
La scissione dell’atomo è un classico non solo della fisica ma pure della politica. Più sei piccolo più ti scindi, ed ecco che arriva la notizia della separazione tra Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda dopo un breve e fallimentare percorso comune che ha permesso loro di salvare qualche poltrona ma non la faccia. L’ennesimo tentativo di costruire un partito di centro in grado di stare sulla scena in modo importante numericamente e autorevole politicamente finisce qui come del resto era ampiamente prevedibile.
I due, Renzi e Calenda, si sono reciprocamente usati per tenere un piede in parlamento ma nulla di più, e visti i rispettivi caratteri l’avventura è durata fin troppo. Né è servito imbarcare volti noti - quelli di Carfagna, Gelmini e Moratti i più conosciuti- in fuga più o meno volontaria da Forza Italia. No, il “centro” non può essere una raccolta di figurine ma forse più semplicemente non può essere, proprio nel senso di esistere, se non cooptato dentro uno schieramento identitario o di destra o di sinistra. Il né-né, teorizzato per eccesso di ego dal duo Calenda-Renzi non è una formula politica, finché va bene è un galleggiare, più che altro nei dibattiti televisivi, ma appena arriva un’onda un po’ più onda delle altre ecco che inevitabilmente vai sotto. Anche l’uomo più di centro che io abbia mai conosciuto, Silvio Berlusconi, lo aveva capito fin dalla discesa in campo: non centro, ma centrodestra. E lo stesso fece Prodi, ultimo premier eletto sia pure per un soffio di quella parte politica, con l’Ulivo di centrosinistra.
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Non tanto Renzi, che tra i due è il più svelto e pragmatico al punto dall’avere annunciato un suo disimpegno in attesa di tempi migliori, quanto Calenda è la prova della fondatezza del detto latino “sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Lui è infatti ancora convinto che un partitino possa e debba contare come un partitone per di più senza scegliere con chiarezza da che parte stare. Oggi esistono non dico due partiti ma due parti: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. O di qui, o di là, il terzo polo non esiste se non alleato al primo o al secondo. Altrimenti, lo dice la logica, non si chiamerebbe “terzo”, che poi nella classifica della politica significa ultimo.
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