Mara Carfagna, il mistero: "Non esiste proprio", il retroscena sul futuro
Nel bellicoso ritorno post-pasquale tra i due tronconi del cosiddetto Terzo Polo, con rispettive trincee l’un contro l’altro armate a suon di comunicati stampa, c’è una indiscrezione che si fa largo nella giornata di ieri. E viene lanciata da Lapresse, in una ricostruzione che radiografa la tensioni tra Azione e Italia Viva. «Azione potrebbe perdere pezzi», scrive l’agenzia dando conto di alcune voci interne. Nello specifico: «Mara Carfagna potrebbe lasciare». Addirittura, l’ex ministro del Mezzogiorno del governo Draghi sarebbe «pronta a tornare in Forza Italia».
«NON ESISTE»
Un rumor alquanto rilevante, considerando il ruolo di Carfagna alla presidenza del partito guidato da Carlo Calenda. Fonti di Azione contattate da Libero, però, smentiscono seccamente: l’ipotesi, spiegano, «non esiste proprio». Anche in ambienti azzurri la cosa viene liquidata nell’ambito dell’irrealtà. Proprio ieri, peraltro, la stessa Carfagna ha diffuso una nota in cui, comunque stigmatizzando i «sorprendenti attacchi personali» rivolti da Italia Viva «all’indirizzo di Carlo Calenda», invita ad «abbassare i toni e accelerare verso la costruzione di quel polo liberale, moderato e riformista a cui stiamo lavorando insieme da tempo».
"Mara Carfagna pronta a lasciare Calenda". Bomba: "In che partito vuole andare"
Contenuti non propri di chi è sulla porta d’uscita. Anzi. Dunque, probabilmente l’indiscrezione è germogliata nel bailamme delle tensioni politiche in atto nel Terzo Polo. E in realtà, analizzando quel che è stato il percorso di passaggio di Mara Carfagna da Forza Italia, di cui è stata storica esponente, al connubio politico Renzi-Calenda, si comprende il perché. La presidente di Azione era uno dei ministri guidati da Mario Draghi, non solo: era anche uno dei volti del “draghismo”, un certo modo di intendere il gesto politico e di governo, in cui non pochi intravedevano l’ipotesi di un progetto di centro guidato (o quantomeno ispirato) dall’ex presidente del Consiglio. In questo quadro, non condivise per nulla, assieme ai suoi colleghi nell’esecutivo di provenienza azzurra, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, la scelta di Berlusconi e Forza Italia di mettere fine a quell’esperienza. Renato Brunetta lasciò il partito e decise di non ricandidarsi.
STRANI RIENTRI
Gelmini e Carfagna da subito si proiettarono verso il Terzo Polo, con un po’ di suspance in più da parte dell’ex ministro delle pari opportunità del governo Berlusconi. E quando quest’ultima decise l’addio, rivolse alla sua ormai ex casa l’accusa di subalternità verso la destra. Sarebbe curioso un rientro proprio oggi, momento in cui la sinergia tra Forza Italia e Fratelli d’Italia è più viva che mai.
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