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Pier Ferdinando Casini inchiodato: la grande menzogna su Berlusconi

Carlo Giovanardi
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Quando nel gennaio del 1994 fondammo con Casini, D’Onofrio, Mastella, la Fumagalli Carulli il Centro Cristiano Democratico, contattammo subito Silvio Berlusconi, che indiscrezioni giornalistiche dicevano intenzionato a scendere in campo nel centrodestra per contrastare la “gioiosa macchina da guerra” del Pd di Achille Occhetto, dato per sicuro vincitore delle imminenti elezioni politiche che si sarebbero svolte per la prima volta in Italia con un sistema maggioritario articolato su collegi uninominali (il Mattarellum), che cancellava il sistema proporzionale della Prima Repubblica. L’alleanza con la neonata Forza Italia portò al clamoroso risultato della elezione di 12 senatori e 27 deputati del Ccd, che mi elessero Presidente del gruppo a Montecitorio, avendo deciso, assieme al Segretario del partito Pier Ferdinando Casini, di non aderire né al partito né ai gruppi parlamentari degli amici ed alleati di Forza Italia.

Nelle elezioni successive del 1996, assieme all’ Udc di Rocco Buttiglione arrivammo ad eleggere 30 deputati e 25 senatori con il 5,8% dei voti conquistato in alleanza con An e Forza Italia nel Polo della Libertà.

 

Alla fine di quella tormentata legislatura, nella quale Mastella ed i suoi spaccarono i gruppi parlamentari per aderire al Governo D’Alema, chi era rimasto fedele al centrodestra (tra cui Casini) si presentò di nuovo in quell’area eleggendo 32 senatori e 42 deputati, tutti eletti nei collegi uninominali perché nel proporzionale il partito non aveva superato la soglia del 4% (risultato 3,22%). Malgrado il risultato deludente venimmo premiati dalla coalizione con Casini Presidente della Camera, il sottoscritto Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Buttiglione a sua volta Ministro e poi Follini e Baccini Ministri dopo il rimpasto del 2005 e 6 Sottosegretari. Nel 2006 purtroppo la Casa delle Libertà perse le elezioni per un soffio (25 mila voti) contro la sinistra di Prodi malgrado l’apporto dell’Udc che aveva conseguito il 6,8% dei voti, più che raddoppiando il risultato del 2001. Quanto ho scritto sino ad ora testimonia un’autonomia da parte degli ex Dc che avevano scelto il centrodestra e di una incontestabile generosità di Silvio Berlusconi a venire incontro alle ragioni e alle richieste degli alleati.

 

 

Proprio per questo ho ascoltato con una certa sorpresa Pier Ferdinando Casini, in una recente trasmissione televisiva, addebitare a Berlusconi la fine dell’Udc, in quanto in grado di condizionare i nostri deputati e senatori facendone una quinta colonna di Forza Italia. In realtà, so bene che la sorte politica dell’Udc è stata segnata proprio da Casini, che dopo le elezioni del 2006 decise di abbandonare la Casa della Libertà, nella certezza che il Governo Prodi sarebbe durato 5 anni e Berlusconi fosse politicamente finito. Parte dell’Udc lo seguì ed una parte aderì al Pdl (nona Forza Italia) che nelle elezioni del 2008 prese il 38% dei voti avviandosi alla costruzione di un partito democratico che nel 2013 avrebbe dovuto celebrare un Congresso Nazionale con la elezione di un Segretario dotato di ampi poteri. Ma, come è noto, Denis Verdini convinse Berlusconi a cancellare il Pdl e tornare a Forza Italia, di cui Berlusconi è ancora Dominus assoluto, con pieni poteri sia sulla linea politica sia sulla scelta delle candidature. Spiegai allora all’amico Silvio che il sottoscritto, come tanti altri, non avendo mai fatto parte di Forza Italia, non avrebbe potuto aderire al ritorno ad una forza politica dove non esisteva la democrazia interna. 

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