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Soumahoro, altro scandalo in famiglia: quello "strano gioco" sulle case

Alessandro Gonzato
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La dem Laura Boldrini allora presidente della Camera la premiava come imprenditrice immigrata dell’anno. E le attività della premiata, Marie Therese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, venivano passate al setaccio dell’Asl e dai Vigili del fuoco, che hanno scoperto violazioni delle norme di sicurezza, in particolare antincendio, negli appartamenti dove l’imprenditrice dell’anno ospitava i migranti attingendo ai fondi pubblici. Era il 2018. Il premio era il Moneygram Awards per chi si era distinto nel creare valore e lavoro.

Spuntano dunque altre grane per le cooperative gestite dai familiari dell’onorevole ivoriano, la Kairbu e il Consorzio Aid, ormai sciolte dopo lo scoppio dell’inchiesta che oltre alla suocera di Soumahoro vede coinvolti anche la moglie del deputato eletto con Verdi e Sinistra e passato al Gruppo Misto, Liliane Murekatete, che ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione delle coop così come il fratello, Michel Rukundo, anche lui indagato. Nei giorni scorsi la Procura di Latina ha chiuso le indagini preliminari confermando le accuse sul fronte fiscale, e si profila il rinvio a giudizio. Le strutture che ospitavano i migranti sono ad Aprilia.

Per il sostituto procuratore, dicevamo, la suocera di Soumahoro non si sarebbe neanche preoccupata di garantire la necessaria formazione ai lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi. L’avvocato difensore sostiene che alcune prescrizioni non erano state ottemperate soltanto perché gli appartamenti al centro dei processi non erano più stati utilizzati. Il processo riprenderà a luglio e la difesa punta a unirlo a quello di natura fiscale.

 


La vicenda, lo ricordiamo, è venuta a galla dopo che il sindacato Uiltucs di Latina ha denunciato il caso di molti lavoratori immigrati e no a cui non sono stati pagati gli stipendi in tutto o in parte, e alcuni accordi tra le parti sono già stati concretizzati. Aboubakar non sapeva nulla di moglie, suocera e cognato. Aboubakar non è indagato, è tornato a dirlo con un post sui social, ma nessuno ha mai detto il contrario: «Parlare di “Caso Soumahoro”, come ancora fanno certi giornali», ha tuonato il deputato con gli stivali di gomma, «è strumentale e diffamatorio». E poi: «Confido che la mia compagna (di cui lui non sapeva nulla, ndr) solamente accusata di omessa vigilanza che ha causato un danno erariale di 13.368 euro dimostrerà la sua innocenza nelle sedi opportune». Solamente. Abou inoltre parla ancora di «violenta e vergognosa campagna di fango», ma l’unico è quello che aveva sugli stivali con cui si è presentato in parlamento il primo giorno e mostrati alle telecamere assieme al pugno chiuso in segno di vicinanza ai lavoratori africani del ghetto foggiano di San Severo dove pare che Soumahoro si veda sempre meno, e alcuni di loro nelle ultime settimane hanno anche riferito che Aboubakar in campagna elettorale distribuiva soldi in cambio di scioperi con annessi selfie e video con lui, ma anche queste saranno solo calunnie, non c’è prova. Calunnie come quelle di chi, i giornali non di sinistra, lo hanno attaccato fin da subito perché in lui hanno visto «il nero da giardino», parole sue pronunciate nel mitologico video in lacrime, performance da Oscar. Il premio Moneygram consegnato dalla Boldrini alla suocera non sarà la statuetta di Hollywood no di certo, però insomma, il titolo di imprenditrice immigrata dell’anno non è che sia roba da poco. Chissà se Abou sapeva della premiazione. 

 

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