Murgia e Boldrini dove sono? L'orrore che fa vergognare la sinistra
Immaginiamo che a un evento pubblico organizzato da Fratelli d’Italia o dalla Lega un gruppo di adolescenti maschi, alla presenza di qualche coetanea complice, abbia stuprato una quindicenne. Che la violenza sia stata ripresa dai cellulari, come nei migliori riti tribali di quest’epoca idiota, e che per sette mesi non si sia saputo nulla di cotanto orrore. Cosa sarebbe successo quando la notizia sarebbe finalmente diventata pubblica? Non occorre sforzare la fantasia, è un copione facile da immaginare. Ci sarebbero stati presidi transfemministi sul luogo dello stupro. In parlamento e sui giornali che grondano retorica dei diritti civili tutt* avrebbero preteso di conoscere la verità: chi sono i responsabili? Chi li ha coperti? Perché ovviamente ci sarebbero state coperture: come è possibile che una notizia simile esca dopo 200 giorni? Chi ha avuto interesse ad insabbiarla sinora, consentendo a uno dei responsabili di scappare all’estero?
"Gioco della bottiglia". Orrore alla Festa dell'Unità: prima lo stupro, poi il gesto choc
Ci sarebbe stato il diluvio degli hastag dell’indignazione: #NonUnaDiMeno, #IlCorpoDelleDonne, #SeNonOraQuando. Sarebbero stati messi sotto processo i massimi dirigenti del partito organizzatore. Michela Murgia, Laura Boldrini ed Elly Schlein avrebbero avuto nuove meravigliose opportunità per discettare sul legame indissolubile tra mascolinità tossica e destra italiana. Solo che la storia vera è un po’ diversa. Non per la povera vittima quindicenne, che c’è stata, né per le modalità dello stupro o per il lungo silenzio che è seguito. Ma per altri aspetti. Intanto, la violenza è avvenuta alla Festa dell’Unità, dedicata dal Partito democratico, come ormai è regola, ai valori dell’inclusione e dell’integrazione. E non in un posto qualunque, ma al Parco Nord di Bologna, la città simbolo della Schlein e di ciò che resta del Pd.
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Almeno uno degli autori dello stupro, il maggiorenne che è fuggito all’estero, ha nazionalità italiana, ma un cognome di origine africana: un immigrato di seconda generazione. Tanto basta a fare tutta la differenza del mondo. Nessun* accusa gli organizzatori della Festa dell’Unità e tantomeno punta il dito sui vertici del Pd. Le transfemministe guardano altrove, niente flash mob o presidi indignati, di interrogazioni parlamentari neanche l’ombra. Quei duecento giorni di silenzio non sono motivo di scandalo. Tacciono le Murgia e le Boldrini. Elly Schlein, che ha costruito la propria identità politica sulla intersezionalità, ovvero l’idea (copiata dagli Stati Uniti, manco a dirlo) che i diritti degli immigrati, delle donne e di ogni altra categoria discriminata sono la stessa cosa, perché identici sono i «sistemi oppressivi» che la minacciano, non ha nulla da dire nel caso di una ragazzina stuprata da un immigrato di seconda generazione: mancano gli strumenti, a lei come alle altre. E allora sopire, troncare, femministe molto reverende: troncare, sopire.
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