Pd, rivolta contro Schlein: "La prossima batosta", chi vuole farla saltare subito
I dati definitivi delle elezioni in Friuli Venezia Giulia hanno, per la prima volta dal 26 febbraio, cambiato l’umore al Nazareno. È vero che Elly Schlein non ha responsabilità nella scelta di candidati e alleanze. Ma il quadro consegnato dal voto friulano riapre un problema fin qui rimosso: le alleanze. Il Pd è risultato il quarto partito con il 16,49%. Due punti in meno rispetto al 2018 (18,11%). Il candidato del centrosinistra, appoggiato da Pd e M5S insieme, si è fermato al 28,37%. Meno della metà del vincitore, Massimiliano Fedriga. Sotto il 30%. Peggio di sempre. Per non dire degli alleati: M5S, fermo al 2,4 per cento, e il Terzo Polo (che correva da solo) al 2,7%.
Un esito che ripropone il dilemma: come fare a costruire una coalizione competitiva? È vero che alle elezioni europee ognuno correrà da solo. Ma poi arriveranno le Politiche. E in mezzo ci saranno vari turni di amministrative. Il primo a breve, il 14 e 15 maggio. Si voterà in 793 comuni, di cui 110 superiori ai 15mila abitanti. In Toscana vanno al voto Massa, Pisa e Siena ein tutti e tre i casi il centrosinistra rischia di perdere. Così come è complicata la situazione in Sicilia, dove si vota a Catania, Ragusa, Siracusa, Trapani. E stavolta, per Elly Schlein, non ci saranno scuse.
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MANCA LA SQUADRA
Poi c'è il problema, tutt’altro che risolto, degli assetti interni. La squadra della segreteria ancora non c’è. Dovrebbe essere annunciata oggi o domani. Ma l’impressione è che la strada sia ancora lunga. E i malumori cominciano ad affiorare. «Sono passati più di 30 giorni dall’elezione di Elly, nemmeno dovessimo fare il Consiglio di sicurezza dell’Onu...», chiosava, ieri, un dem.
Le ragioni dello stallo sono tante. Dice un deputato dem di area Bonaccini: «Al momento non c’è alcuna trattativa tra lei e Stefano. Manca proprio il contatto». Come a dire: siamo a zero. Altro parlamentare, sempre di area Bonaccini: «Quali sono i problemi? Finora non è proprio arrivata alcuna proposta dalla segretaria». Indagando l’area della maggioranza, non va meglio. «Non so, non sono informato, vediamo...», dice un deputato vicinissimo a Elly Schlein.
«Elly», dice chi sta in mezzo, «non ha fretta». Preferisce stare nelle piazze, ai flash mob (vedi quello per Giulio Regeni mentre si votava in Friuli). Scelta che i sondaggi sembrano premiare. Ma, in sua assenza, i topi ballano. E fremono. Basta vedere i tanti gruppetti che si formano a Montecitorio, sfogatoi di un malcontento per ora tenuto a freno. Che farà Elly?, si chiedono tutti. Qualcuno l’ha sentita? Sono ancora da completare gli uffici di presidenza del gruppo e va istruita la pratica della sostituzione di Chiara Braga come segretario d’Aula, incarico che deve lasciare essendo stata eletta capogruppo del Pd a Montecitorio. «E rischiamo di perderlo, perché lì si vota in Aula», dice un altro.
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Il nodo per completare la segreteria riguarda essenzialmente le deleghe. L’intoppo principale è quella agli Esteri. Schlein vorrebbe per questo ruolo Peppe Provenzano. Bonaccini, però, lo vorrebbe per Alessandro Alfieri. O meglio: è Lorenzo Guerini, capo di Base riformista ed ex ministro della Difesa, che insiste per averlo. Non solo sarebbe un riconoscimento della minoranza, ma anche la garanzia che il Pd non devia dalla linea atlantista e pro-Ucraina fin qui seguita. Se dovesse sfumare la delega agli Esteri per Alfieri, potrebbe essere la ex capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi, a prenderne il posto in segreteria, ma con una delega diversa. Di sicuro entrerà Davide Baruffi, braccio destro di Bonaccini, a cui potrebbero andare gli Enti Locali, incarico che in in un primo momento era stato pensato per una fedelissima di Schlein, Stefania Bonaldi.
CORSA ALLE POLTRONCINE
L’altra delega ambita è quella all’organizzazione. Schlein vorrebbe Gaspare Righi, suo braccio destro da un decennio, uomo ombra della segretaria. Ma ambiva allo stesso ruolo Marco Sarracino, vicino a Provenzano. Se dovesse prevalere la scelta di Righi, Sarracino potrebbe essere spostato al coordinamento della segreteria. In quota Articolo Uno, invece, potrebbe entrare Cecilia Guerra, con delega del lavoro. Oppure Alfredo D’Attorre. E dovrebbero entrare anche Rossella Muroni e Marta Bonafoni, in quota “esterni”. Altri nomi sicuri sono quelli di Alessandro Zan per i diritti, Sandro Ruotolo per legalità e Sud, Antonio Misiani all’Economia.