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Schlein-Conte, dal campo largo al camposanto: l'alleanza muore in Friuli?

Elisa Calessi
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L’unica a parlare, per lunghe ore, mentre lo spoglio certificava una vittoria straripante per il centrodestra, guidato da Massimiliano Fedriga, è stata Debora Serracchiani, che del Friuli è stata governatrice. Giusto per dire che l’elezione in oggetto, quella che ha consegnato al leghista Fedriga un secondo mandato con oltre il 60% dei voti, doppiando Massimo Moretuzzo, candidato di Pd e M5S, che si è fermato al 30%, «era una partita non facile». «Ma», ha aggiunto, «abbiamo messo in campo una coalizione credibile». Un “ma” che punta a confermare la linea del Nazareno, ma che non regge alla prova dei voti. Perché la coalizione sarà anche “credibile”, ma perde di molto. L’elezione, infatti, fa emergere due dati. Il primo è l’ampio distacco tra il candidato del centrodestra e quello del centrosinistra.

Il secondo è che l’alleanza tra Pd e M5S, che è stata una novità rispetto al passato e che va nella direzione del nuovo corso dem inaugurato dalla nuova guida, non solo non vince, non solo non è competitiva, visto l’ampio scarto con il centrodestra, ma addirittura fa peggio della somma di Pd e M5S in versione solitaria. Alle regionali di 5 anni fa, infatti, la somma dei voti tra il candidato del centrosinistra e quello del M5S era stata del 38,51%. E per tornare a tempi più recenti: alle politiche di settembre, centrosinistra e M5S, insieme, avevano fatto il 33% (la coalizione di centrosinistra, capitanata dal Pd, aveva raccolto il 25,8% dei voti, il M5S, da solo, il 7,2%). Qui, la somma tra Pd e M5S, fa addirittura peggio. E non è bastato il vento di novità portato da Schlein. Nessun effetto S. La spinta innegabile data dalla nuova guida dem non si è riflettuta in queste elezioni. Così come non è stata premiata la strategia di un’alleanza Pd-M5S, direttiva del nuovo corso. Non che al Nazareno si aspettassero risultati diversi. E da quando Elly Schlein è stata eletta alla guida del Pd, chi segue i dossier delle amministrative ha sempre messo le mani avanti, spiegando che né queste regionali, né le prossime amministrative, avrebbero potuto essere considerate un test della nuova segretaria. Non solo perché il tempo trascorso dalla sua elezione è poco e non consente di incidere, ma anche perché la scelta dei candidati e delle alleanze «è stata fatta dalla precedente gestione».

Resta, al di là delle responsabilità, il pessimo risultato dell’alleanza Pd-M5S. Un dato su cui, ieri, si rifletteva in entrambi i quartier generali. La strategia del campo largo è punita dalle urne. Almeno in Friuli. «È dispiaciuto», ha detto ancora Serracchiani, «non riuscire ad allargare anche di più. La strada è quella giusta e la spinta di Schlein e Conte è quella di dare un segnale anche perché si possa consolidare questo rapporto in consiglio regionale». E a sera arriva il comunicato della segretaria: «Complimenti a Fedriga, che ha vinto nettamente. Ringraziamo Moretuzzo e tutta la coalizione che l’ha sostenuto per l’impegno. Riorganizzeremo insieme un’opposizione centrata sulle proposte politiche. Con pazienza, ma con determinazione». E dire che sia Schlein, sia Conte erano stati in Friuli Venezia Giulia a fianco del candidato comune. Ma, dettaglio che non è passato inosservato, in giorni diversi. La segretaria del Pd era stata giovedì 30 marzo, Giuseppe Conte il giorno dopo. Una scelta che dice molto della prudenza di questa alleanza. Non ci aspettava molto di più. E il silenzio che per tutto il pomeriggio ha segnato i quartier generali di Pd e M5S è più eloquente di ogni commento. Circostanza su cui, naturalmente, gli altri hanno affondato il coltello: «Ma la Schlein? Ha perso la voce, rimanendo muta quando De Benedetti ha ingiuriato la Meloni definita “demente”. Ha perso le elezioni, in Friuli Venezia Giulia con scarto enorme. Schlein, ovvero insulti e sconfitte», ha detto il senatore di Fi Maurizio Gasparri. 

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