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Luca Zaia, l'appello sul Pnrr: "Date a noi quei soldi"

Alessandro Gonzato
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«Il Veneto si candida a essere la terra dei giovani. Lo scriva, ci tengo. Chi li lascia indietro è destinato a perdersi. È inutile criticarli perché hanno il tatuaggio, il piercing, se gli piace il rap invece del pop. Sono le stesse critiche, con argomenti diversi, che i nostri nonni facevano ai nostri genitori. Voglio che tutte le leggi approvate dal Consiglio regionale siano “young friendly”, amiche dei giovani».

Presidente, è ambizioso, l’Italia è il terzo Paese più vecchio al mondo.
«Le cito i dati: stiamo parlando di una regione che si avvicina ai 200 miliardi di Pil. L’indicatore di febbraio dice “+12.700 occupati”, 2018 è la statistica migliore dal 2018. Il nostro vero problema, è paradossale, è che mancano lavoratori. Le aziende vorrebbero assumerne di più, siamo in piena espansione».

Serve più manodopera straniera?
«Innanzitutto bisogna difendere il mercato interno, chi un impiego ce l’ha già, faccio l’esempio degli stagionali, che non devono essere soppiantati. Poi che servano anche lavoratori da fuori non c’è dubbio, ma non si possono spalancare le frontiere e dire “chi di voi trova un lavoro è salvo”. Il percorso va regolamentato con buonsenso».

E come?
«Incrociando domanda e offerta, portando qui dai Paesi africani dei garanti, come avviene in altri Stati. Penso che il mondo dell’impresa sia d’accordo. Prima di tutto eviteremmo i viaggi in mare, che sono pericolosissimi e costano sui 9mila dollari, e dopo riusciremmo a dare un futuro dignitoso ai migranti. Siamo solidali, il Veneto sa bene cos’è l’emigrazione, ma dobbiamo anche tutelare gli occupati locali».

Luca Zaia, 55 anni appena compiuti, è governatore del Veneto dal 2010. Luca, per il popolo leghista. Il doge, per le percentuali con cui è stato eletto, prima alla presidenza della Provincia di Treviso poi in Regione. Tra il 2008 e il 2010 è stato ministro delle Politiche agricole, governo Berlusconi. Tempo fa in un comizio il doge s’è rammaricato, scherzando ma fine a un certo punto, di aver preso «solo il 77%» alle regionali 2020: «Ogni tanto ci penso», ha detto, «non ho convinto l’altro 23».

Zaia, cosa ricorda del suo primo giorno da governatore?
«Per il partito è stato un sogno, inseguiva da 30 anni una carica così importante. Anche per me lo è stato, da lighista, con la “i”, Liga Veneta. Ricordo il brivido che ho sentito entrato in ufficio. Un brivido dato dalla paura di non essere all’altezza e dalla responsabilità. Una responsabilità che mi sento addosso tutti i giorni. Pensi al periodo del Covid... Io mi sento l’amministratore delegato di 5 milioni di abitanti. Non sono un taglia-nastri».

Diceva dei giovani. La Regione ha ingaggiato 28 influencer per promuovere il Veneto sui social.
«Ragazzi e ragazze bravissimi, che studiano, lavorano e alcuni hanno esperienze internazionali. Già in pandemia, con “ViralVeneto”, su Instagram, siamo stati il canale di informazioni validate più visto. Adesso abbiamo deciso di puntare su ragazzi veneti che parlano della loro terra, di tradizioni e identità con un linguaggio fresco, con una visione di estrema modernità. Facciamo dei contest. Il domani è loro».

Però non è che oggi l’Italia sia la nazione delle opportunità...
«Sa quanti lavori ho fatto da ragazzo? Meccanico, muratore, sono stato dietro ai cavalli, pr in discoteca, tutto diplomandomi e laureandomi. Perle nuove generazioni le difficoltà ci sono sempre state, ma come dico nel mio libro solo i pessimisti non fanno fortuna. Penso ai posti dove ho dormito a Udine perché gli alloggi universitari costavano troppo... Nel ‘90 una camera costava 700-800 mila lire al mese. Ci sta di lamentarsi, ma non serve. Pensi alle Olimpiadi: senza ottimismo non le portavamo a casa».

Ecco, Milano-Cortina 2026: la sinistra vi attacca, sostiene che alcune opere non saranno pronte.
«È un Paese che si è cronicizzato sulla negatività. Le Olimpiadi faranno crescere il Pil di un miliardo, daranno una visibilità unica al Veneto, alle Dolomiti, alla Lombardia, a Trento e Bolzano, e anziché esserne orgogliosi e remare tutti dalla stessa parte c’è chi cerca di continuo la polemica, poi vedrà che spunteranno le solite inchieste».

Torniamo ai social. Lo slogan del Veneto è “The land of Venice”, terra di Venezia.
«Una mia idea».

Nata come?
«Quando in giro per il mondo dicevo a qualcuno che ero di Conegliano, in provincia di Treviso, mi rispondevano “Ah, near Venice”, “Vicino a Venezia”».

A Verona è iniziato Vinitaly.
«Altra nostra eccellenza nel mondo. In Veneto abbiamo quasi 60 denominazioni, uno bollicina su 3 nel mondo è Prosecco, più dello Champagne».

Alcune regioni, specialmente al Sud, sono in forte ritardo sui progetti legati al Pnrr. Lei ha dichiarato che anziché perdere tutti quei miliardi sarebbe meglio girarli alle regioni in grado di realizzare le opere.
«Ma non ne faccio una questione geografica. Direi la stessa cosa se non riuscisse a spenderli il Veneto. C’è questa nenia che l’Italia non usa i fondi comunitari: bene, è ora di cominciare a dire chi non li usa. Se a noi ne dessero il doppio non avremmo problemi a spenderli».

Però sull’autonomia se l’è presa sì coi governatori del Sud: «Ce ne sono tre che non la vogliono».
«Non è colpa di chi governa il Sud da pochi anni se in alcuni aspetti è rimasto indietro. Ma è innegabile che se hai migliaia di cittadini che vanno a farsi curare fuori regione, il problema dei rifiuti in strada, se non ce la fai a erogare certi servizi... Sono convinto che l’autonomia differenziata giovi di più al Sud che al Nord: il Meridione può colmare un gap economico e infrastrutturale importante. Ogni governatore si vanta della propria sanità, poi però quando gli viene detto “ti do ancora più autonomia per migliorarla” protestano “perché spacca l’Italia”».

Il Veneto, autonomia o no, avrà un proprio inno.
«Così ha deciso il Consiglio regionale, che è l’organo supremo».

Siccità: l’Adige e il Po sono già in secca.
«Stiamo lavorando a progetti per la desalinizzazione dell’acqua del mare, lo fanno a Dubai, in Israele, e serve un piano nazionale perla pulizia degli invasi alpini, senza tante pastoie burocratiche. Inoltre non è accettabile che gli acquedotti italiani perdano strada facendo il 70% del carico. E bisogna pensare a trasformare in serbatoi le cave inutilizzate in pianura».

Infuria la polemica sui “diritti civili”.
«Il tema che sottende dietro a questo dibattito è la maternità surrogata, la povera donna che scelta da un catalogo viene pagata per prestare l’utero ad altri. Si pensi anche ai diritti del nascituro, che devono essere tutelati».

Ha appena incontrato il ministro dell’Interno Piantedosi. Il Pd sostiene che sui migranti il centrodestra abbia fatto solo propaganda elettorale.
«Piantedosi sta lavorando con grande serietà, in un momento molto particolare a livello globale. E mi lasci dire, delle due l’una: o quelli che c’erano prima non volevano difendere i confini, visto che al governo ci sono stati per anni e anni di fila, o non sapevano difenderli».

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