Pd, così la sinistra mina le istituzioni: senso dello Stato? Solo se fa comodo
Il doppiopesismo è la fase estrema dell’ideologismo. Potremmo dire così, parafrasando quel Lenin che forse è ancora ben presente nel Dna della sinistra. Significativo è il caso della trascrizione dei certificati di nascita dei figli nati da coppie che hanno fatto ricorso alla cosiddetta “Gestazione per altri” (Gpa). Ieri i sindaci delle principali città governate dalla sinistra si sono riuniti per ribadire che avrebbero continuato nella registrazione, fregandosene della circolare del ministero dell’Interno con la quale, una settimana fa, si invitava a non farlo. Come si ricorderà era stato Beppe Sala, il sindaco di Milano, il primo a continuare dritto sulla sua strada nonostante un richiamo scritto del prefetto. A ruota sono seguite le adesioni alla linea dei sindaci di Padova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Una vera e propria insubordinazione ai poteri dello Stato. Ciliegina sulla torta è poi arrivato l’invito rivolto ai sindaci da Radicali Italiani e +Europa a disobbedire a eventuali direttive governative, servendosi di una mozione da loro preparata e da far votare nei Consigli comunali.
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Quello che così si delinea è un vero e proprio attacco ai poteri pubblici centrali in nome di un municipalismo esasperato e antiistituzionale. In sostanza, il Pd e i suoi alleati intendono partire dai municipi per lanciare un’offensiva alla destra in quanto è solo in alcune grandi città che si conserva oggi il loro potere residuo. E pazienza se poi, in questa offensiva, ne vadano di mezzo le istituzioni della Repubblica! Sembra strano, ma la sinistra che si appella ora all’insubordinazione è la stessa che si è arrogata fin qui il diritto di considerarsi l’unica depositaria di “senso dello Stato”. Il tanto decantato amore per le istituzioni pare funzioni solo quando al potere sono gli stessi compagni o i loro alleati. Nel caso contrario, le istituzioni possono essere sfregiate impunemente. Anzi con il plauso dei media della propria parte, che esaltano per il punto messo a segno in quelle che considerano a priori “battaglie di civiltà” e di “progresso”.
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QUALE FRAMMENTAZIONE?
Ma l’esempio più eclatante di doppiopesismo emerge se si riflette sul fatto che a perorare l’autonomia dei sindaci è ora proprio quella sinistra che sbraita un giorno sì e l’altro pure sul pericolo imminente di una frammentazione dello Stato, e di un depotenziamento dei poteri di Roma, qualora passasse in via definitiva il disegno di legge sull’autonomia differenziata. Una sinistra che finge di dimenticare che è stata lei stessa a smembrare lo Stato con una cattiva legge di riforma costituzionale, quella del titolo V del 2000. E che ipocritamente dimentica anche che una giusta e calibrata autonomia regionale e locale è prevista nel testo stesso della nostra Costituzione.
Il doppiopesismo, in questo come in altri casi, mette capo non solo a veri e propri cortocircuiti mentali e morali, ma segnala la strumentalità delle posizioni di una sinistra che non esita appunto, quando le conviene, a farsi nemica della legalità. È stata, d’altronde, la stessa Elly Schlein a scendere a testa bassa nell’agone a difesa delle illegalità perpetrate da certi ambienti di sinistra, nella fattispecie quelli degli ecoteppisti. Lo ha fatto citando nientemeno che una frase di Mao-Tse Tung, quella per cui «bisogna guardare la luna e non il dito». In soldoni, pur di raggiungere i propri scopi, per la sinistra tutto diventa mezzo, anche la legge. E alla luce del fine tutto si giustifica: il teppismo oggi come la violenza, rivoluzionaria e non, ieri. Proprio il contrario di quella mentalità liberale che è alle base delle nostre istituzioni e per cui la forma sia sostanza e le regole della democrazia vanno sempre rispettate.