Giuseppe Conte, il piano in Rai: come vuole prendersi Tg3
I piani per funzionare devono rimanere segreti fino alla fine. Sarà per questo che i più stretti consiglieri di Giuseppe Conte hanno ridimensionato subito il peso del pranzo tra il leader Cinque Stelle e del direttore dell'Adkronos (ex editorialista del Giornale) Gian Marco Chiocci. "Escludiamo che abbiano parlato di Rai", si è affrettato a chiarire l'enturage del pentastellato. In realtà, svela Domenico Di Sanzo sul Giornale, non solo si è parlato di Rai ma si è anche trovato l'accordo per assicurare a Conte, nella competizione tra Pd e Cinque Stelle che si è estesa anche alla Rai, il bottino più grosso, ovvero il Tg3, storico feudo dei progressisti. Un sì a Gian Marco Chiocci al Tg1 in cambio del via libera a Giuseppe Carboni al Tg3, rivela Di Sanzo secondo il quale le ambizioni dell'Avvocato del popolo sarebbero ben più grandi della direzione di Rai Parlamento per Carboni, che può vantare nel suo curriculum il posto di direttore del Tg1 vicino ai pentastellati e che poi venne sostituito ai tempi del governo di Mario Draghi.
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Il piano dell'avvocato, secondo la ricostruzione di Di Sanzo, sarebbe quello di non opporsi alla nomina di Chiocci a capo del Tg della rete ammiraglia tramite il voto favorevole in Cda del membro in quota M5s, Alessandro Di Majo, per ottenere l'approdo di Carboni al Tg3 al posto di Mario Orfeo. Così facendo Meloni amplierebbe la base politica del sostegno all'ex direttore del Tempo e concederebbe ai grillini la direzione del telegiornale destinato alle opposizioni. Ma Conte ha fatto i conti senza l'oste: il sogno di fare del Tg3 la nuova TeleKabul a Cinque Stelle è tutt'altro che di facile realizzazione. Soprattutto, spiega Di Sanzo, perché Orfeo è apprezzato trasversalmente e poi per la probabile contraerea che azionerebbe il Pd, che non è affatto disposto a rinunciare di buon grado all'influenza sul Tg della terza rete della Rai.
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