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Rai, ecco perché il Pd non può avere l'esclusiva su Viale Mazzini

Iuri Maria Prado
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Si può dire senz’altro che la Rai non migliora giusto perché sostituisci un po’ di comunisti di cui è piena con qualche manipolo di informatori Dio, Patria e Famiglia. Anzi, se si dà un’occhiata altrove, dove fiorisce certa informazione “non di sinistra”, c’è da mettersi le mani nei capelli (ma con la differenza che almeno a questi altri la mesata gliela passa l’editore, non il contribuente). Non si capisce però in base a quale principio debba insistere sul cosiddetto servizio pubblico radiotelevisivo un diritto di riserva progressista, con la bontà democratica dell’informazione certificata dalla presenza indiscutibile e insostituibile del professionista dotato di curriculum rosso. Non si capisce per quale motivo mai dai lombi di quel carrozzone pagato da tutti debba quotidianamente e sistematicamente provenire una retorica, una rappresentazione di realtà, un’offerta di argomenti e un modo di propinarla che stanno sul gozzo alla maggioranza dei cittadini che la pensa diversamente su tutto.

 

Non si capisce per quale difendibile ragione debba esistere e perpetuarsi l’acquisizione del servizio pubblico in esclusiva monopolistica da parte del circuito arcobaleno e Bella Ciao, una specie di Csm dell’informazione che sforna direttive di sostegno governativo quando c’è la maggioranza giusta e rivendica autonomia e indipendenza nel raddrizzare l’Italia quando questa vota per la parte sbagliata. Che poi la neo segretaria del Pd, Elly Schlein, annunci di voler “vigilare” sull’usurpazione in corso, officiando un suo plenipotenziario a reclamare la congrua allocazione di risorse democratiche, cioè amici e famigli che sappiano opporre resistenza alla marcia fascista sulla Rai, dimostra bene quale concetto del servizio pubblico sia coltivato da quelle parti: diventa buono non per quel che fa, ma a condizione che visi intruppi una buona rappresentanza di gente fidata. Come si ripete, non c’è proprio nessuna garanzia che un avvicendamento più o meno largo in quel consesso a maggioranza sinistroide arrechi miglioramenti alla qualità del servizio. Ma è certo che l’impedimento al ricambio non può risiedere nel diritto acquisito della sinistra di farne il proprio latifondo. 

 

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