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Cuperlo, la frase sui brigatisti salvati dalla Francia scatena il caos in tv

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Dalla Francia arriva un secco "no". I dieci ex brigatisti degli anni di Piombo non saranno estradati. La conferma arriva dalla Corte di Cassazione, che "respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d'Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d'Appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti". Per questo, conclude, "il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione è, in considerazione di ciò, definitivo". Tra i dieci, di cui otto uomini, anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi. E proprio su di loro si sofferma Gianni Cuperlo, ospite di Omnibus nella puntata di mercoledì 29 marzo su La7.

"Naturalmente è uno di quei temi in cui la delicatezza, soprattutto nel rapporto coi sentimenti delle vittime, è essenziale". Basta pensare che Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla notizia ha reagito con un "quanto mi fa godere la Cassazione francese...". "Noi abbiamo sconfitto lo stragismo - prosegue il parlamentare del Pd -, ma molti colpevoli non sono stati individuati. Lo stragismo brigatista è stato sconfitto con le leggi, con l'applicazione dello Stato di diritto. Per questo la decisione della Cassazione riapre una ferita. Però quei fatti di sangue sono accaduti a decenni di distanza da oggi, non sono un giurista, ma credo che solo due reati non sono prescrivibili. Quello del genocidio e della strage. Anche il delitto lo è".

Immediata la reazione di Chiara Colosimo che premette di essere "d'accordo con la prima parte", ma di non aver compreso la seconda. "Preferisco non entrare nella differenza tra strage e delitto". Dello stesso parere della deputata di Fratelli d'Italia, Pietro Senaldi: "Questa è una strage". "Le parole hanno un peso a casa mia", rincara la dose la Colosimo. E ancora: "Vorrei dire che la Corte di Cassazione ha fatto una sentenza che è una vergogna, c'è il diritto dei familiari ad avere una giusta pena ma spesso abbiamo fatto di queste persone degli intellettuali". 

 

Qui l'intevento di Cuperlo sui brigatisti

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