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Massimo Cacciari avverte la Schlein: "Timbro di scadenza"

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Da Massimo Cacciari arriva un avvertimento chiaro e inquietante a Elly Schlein, ma anche a Giorgia Meloni: i politici oggi "hanno tutti la data di scadenza", come gli yogurt. E i veri "sovrani" non sono più i capi di Stato, ma il debito. In due articoli su Repubblica e Stampa, il filosofo e commentatore politico, con il consueto carico di pessimismo cosmico, delinea uno scenario ad alto rischio per il nostro Paese e l'Occidente in genere.

 

 

 

Intervistato da Repubblica, l'ex sindaco di Venezia affronta il tema dello snaturamento dei partiti. "Il degrado non è solo del politico, è esteso. Ha vinto il linguaggio dei social che prescinde da ogni analisi, da ogni critica, da ogni giudizio. È in atto un impoverimento tremendo dei nostri mezzi di comunicazione. I politici ricorrono a una comunicazione frettolosa usando i mezzi che hanno a disposizione, mica vivono su Marte!". In chi ci amministra e decide "è sparita la capacità di critica. Nessuno pensa più di voler conoscere il suo nemico, di comprenderne il linguaggio. Il giudizio ha bisogno di tempo, di distanza critica. Oggi si consuma tutto nell'immediato. La critica è un'attitudine scomparsa dai giornali e anche dalla scuola". Siamo, insomma, "dominati dalla fretta. Anche i politici sono merce col timbro di scadenza", esposti a bruschi, improvvisi e talvolta imprevedibili (perché umorali) cambi di vento. 

 

 

 

 

C'è un altro problema strutturale, analizza poi Cacciari in un intervento sulla Stampa: "La crisi del 2007-2008 sembra ripetersi. Pure le crisi finanziarie sembrano aver perduto la periodicità di un tempo per risolversi anch'esse in perenne emergenza. Gli interventi degli Stati attraverso i diversi organismi cui hanno dato vita si sono rivelati di un'efficacia incomparabile rispetto al passato. Ma a che prezzo?". Mettere una toppa a queste emergenze "può avvenire soltanto attraverso la crescita del debito. Gli Stati più forti possono gonfiarlo senza temere contraccolpi catastrofici. A quelli più deboli queste pratiche risultano proibite. La disparità che si viene a creare è sistemica. Lo Stato debitore, più è debole più finisce col dipendere dal creditore. Il meccanismo del debito diventa il vero sovrano. Chi è in debito non ha alcun reale potere, alcuna autonomia rispetto alle decisioni dei mercati che ne posseggono i titoli. Ciò produce disuguaglianze sempre più intollerabili e moltiplica i motivi di protesta".

 

 

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