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Elly Schlein, schiaffo a Conte sull'Ucraina: "In ogni forma necessaria"

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La profezia di Repubblica sull'Ucraina sta per avverarsi. Tra Elly Schlein e Giuseppe Conte sta per saltare ogni prospettiva di alleanza "strategica" e "strutturale". In altre parole: ciao ciao centrosinistra. Basta dare una semplice occhiata alla risoluzione del Pd depositata in Senato in occasione delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del prossimo Consiglio Ue. 

Il Senato, si legge nel testo, impegna il governo "a continuare ad assicurare il pieno sostegno, con tutte le forme di assistenza necessarie, al popolo e alle istituzioni ucraine; a sostenere un ulteriore rafforzamento da parte dell'Unione europea della pressione collettiva sulla Russia, isolandola, affinché ponga fine ai combattimenti e si ritiri dal territorio ucraino; a favorire attivamente un consistente sforzo politico e diplomatico unitario da parte dell'Unione, per il raggiungimento di una pace giusta e duratura, basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina". 

Al di là dell'evidente "cerchiobottismo" della risoluzione dem, che tenta di coniugare il sostegno a Kiev anche militare con la pista "pacifista" della mediazione europea, risulta politicamente evidente la distanza dal Movimento 5 Stelle. Poche ore fa, il leader dei grillini Conte aveva chiesto alla Sclein di allinearsi: "Mi auguro che il Pd possa, anche col nuovo vertice, fare questa scelta, in questa direzione che noi abbiamo già intrapreso". "Questa escalation militare ci preoccupa, ci trascinano in guerra e questa non è la soluzione - aveva sottolineato Conte -. Per quanto riguarda l'invio delle armi, abbiamo già dato, è inutile girarci intorno. Chiediamo all'Italia e al governo di assumersi la responsabilità di uno sforzo diplomatico, nel quadro dell'Ue, con gli altri alleati. Ci deve essere qualcuno che imprime una svolta e vogliamo che sia l'Italia". La Schlein però non si è sentita abbastanza forte per cambiare rotta rispetto alla linea filo-atlantica del suo predecessore Enrico Letta. Sposare le posizioni di Conte avrebbe infatti significato ritrovarsi tra le mani un Pd polverizzato.

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