Laura Boldrini, utero in affitto? "Un conto è prestarlo. Un altro..."
Laura Boldrini come al solito è un fenomeno. Nel senso vero del termine. Sull’utero in affitto, non chiamiamolo con i sofisticati termini burocratici che oggi si usano, l’utero in affitto, dicevamo, va bene a secondo dei casi. Evviva la donna di principi. Insomma la pasdaran dei diritti civili ci ha spiegato che «un conto è libera scelta di una donna di prestare il proprio utero, diverso è se la scelta è dettata dal bisogno».
Occorre rileggere due volte, perché non c’è da crederci. Ma davvero si può parlare di utero prestato? Avete letto bene, prestato: che so come una kelly o uno zainetto. Vabbè ma andiamo alla sostanza . E cioè la distinzione tra il supposto atto di altruismo e quello dettato dal bisogno. Viene da chiedersi se per la ex presidente della Camera, si debba istituire una apposita commissione per stabilire il discrimine.
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Sulla carta sembra semplice, ma nella realtà, non lo è affatto. La signora x non ha un euro, o un yuan, o una peseta, ma è così generosa da offrire per nove mesi il proprio utero? Oppure la signora se la passa bene, ma di questo prestito ha fatto un business: una sorta di banca della fertilità. Ogni tanto sembra che anche la Boldrini presti con generosità qualcosa: il suo buon senso.
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