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Matteo Piantedosi, rinforzi nelle stazioni: la circolare e il pugno di ferro

Fausto Carioti
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Il giro di vite sulla sicurezza promesso dal governo parte dalle stazioni ferroviarie di Roma, Milano e Napoli. Qui ci saranno più uomini delle forze dell’ordine, più controlli, più presenza «visibile» dello Stato in divisa.

Per questo sui tavoli dei prefetti, dei sindaci Roberto Gualtieri, Beppe Sala e Gaetano Manfredi, e dei vertici di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, è arrivata una circolare di tre pagine, firmata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. È un altro pezzetto del programma elettorale del centrodestra che prova a farsi realtà: quello in cui si promettono «capillare controllo del territorio», «implementazione della sicurezza nelle città» e «riqualificazione di quartieri, edifici, stazioni, strade e parchi in stato di degrado e di illegalità diffusa».

Si inizia dalle quelle tre grandi stazioni, e il motivo è ovvio: non solo perché lì, ogni giorno, passa quasi un milione di viaggiatori (480mila a Termini, 320mila a Milano Centrale e 137mila a Napoli Centrale), ma la percezione di insicurezza è più forte che altrove e il biglietto da visita offerto ai turisti è spesso il peggiore possibile. Lo stesso Piantedosi, scrivendo nella circolare che queste aree debbono restituite «alla piena fruibilità da parte delle comunità di riferimento», riconosce che esse, oggi, sono sottratte alla collettività.

 

ALTO IMPATTO, FASE 2
Il rimedio del ministro sono le “operazioni ad alto impatto”: azioni interforze condotte da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, con la collaborazione delle polizie locali. Si fanno già da tempo, ma a promuoverle, sinora, sono stati i singoli prefetti. La novità consiste nell’“istituzionalizzarle”, svolgerle in modo sistematico e ricondurle sotto la regia del Viminale, anche per facilitare il coordinamento tra le diverse forze. Si comincia dalle zone attorno a quei tre scali e poi ci si allarga.

La prima fase è iniziata il 10 gennaio e ha dato buoni risultati, soprattutto contro lo spaccio di stupefacenti e la cosiddetta “malamovida”. I numeri del ministero dicono che da quella data sino al 17 marzo, grazie alle operazioni ad alto impatto svolte nelle tre città, sono stati fatti 248 arresti, gran parte dei quali proprio nelle aree delle tre stazioni. I denunciati sono stati 1.243 e gli stranieri espulsi 266. Sequestrati denaro, merce contraffatta o insicura, stupefacenti, veicoli e armi, e individuati 419 lavoratori irregolari. Per ottenere questi risultati sono stati impiegati 10.449 uomini delle forze di polizia, cui si sono aggiunti 906 appartenenti ai corpi locali, oltre al personale di aziende pubbliche, ispettorato del lavoro e Asl.

Un buon esordio, insomma. Che però non è stato sufficiente, occorre fare di più. Come avverte Piantedosi nella circolare, «i gravi episodi di violenza accaduti di recente, e che hanno riguardato in modo particolare le zone prossime alle infrastrutture ferroviarie, pongono l’esigenza di svolgere una ulteriore riflessione sulle misure di prevenzione da attuare». Il riferimento è all’accoltellamento di un 46enne milanese a Stazione Termini, da parte di un gruppo di pregiudicati nordafricani, e ai sei passanti accoltellati nei pressi della Stazione Centrale di Milano da un marocchino ubriaco.

 

NECESSARI 
Come prima cosa, quindi, i tre prefetti, i tre sindaci e le altre autorità dovranno provvedere alla «esatta perimetrazione delle zone adiacenti alle stazioni esposte a rischio». Definire, insomma, quali saranno queste aree a controllo speciale. All’interno di esse la presenza delle forze di polizia dovrà essere «rafforzata», ma anche ben «visibile», in modo da «ridurre al minimo la percezione di insicurezza dei cittadini». Serviranno «indispensabili rinforzi», avvisa Piantedosi, e questi dovranno essere recuperati da incarichi di polizia giudicati non prioritari, quindi «senza sacrificare la prevenzione generale e il pronto intervento». 

I sindaci, da parte loro, sono invitati a «favorire un ulteriore coinvolgimento delle polizie locali», mentre la Guardia di Finanza avrà il compito di svolgere accertamenti sui gestori delle attività commerciali all’interno di quelle aree. I prefetti interessati da queste indicazioni sono «prioritariamente» quelli di Roma, Milano e Napoli, ma lo stesso potranno fare i loro colleghi di altre città, se lo riterranno necessario.

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