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Da Gramsci a Pasolini: la sinistra contro la mercificazione del corpo

Fausto Carioti
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 Se la strada dei nuovi diritti indicata dalla sinistra passa per la “Gpa”, ennesima sigla usata per non chiamare una cosa col proprio nome, che in questo caso è l’utero in affitto, allora la sinistra ha un problema: con i diritti delle donne e con le proprie radici. Ha dovuto ricordarglielo Stefano Fassina, esemplare anomalo di comunista cattolico che sulla questione antropologica rifiuta di accodarsi alla vulgata progressista. Quello coerente è lui, però.

Ieri, prima che iniziasse la manifestazione milanese con Elly Schlein, Beppe Sala e gli altri in favore di una «società inclusiva», Fassina ha messo in rete un articolo scritto sull’Avani! da Antonio Gramsci il 6 giugno 1918. Altra epoca, tecniche diverse da quelle di oggi, stessa questione etica: l’articolo s’intitolava «Merce», l’argomento era «la vendita delle ovaie di fanciulle povere alle ricche signore», dopo che un medico aveva annunciato la possibilità di trapiantare questa parte del corpo femminile.

 

«Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale», scriveva Gramsci. «Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri». Conclusione: «Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima e diventa merce da baratto». 

L’ultima frontiera non dei diritti civili, dunque, ma del capitalismo predatorio: ieri la vendita delle ovaie, oggi l’affitto dell’utero (pardon, la“gestazione per altri”). «La sinistra coerente con le sue radici umaniste», dice allora Fassina ai Cinque Stelle e al Pd, «si dovrebbe impegnare per far diventare reato universale l’affitto di una madre e la vendita del suo “prodotto”». Predica inutile. Avrebbe potuto citare anche Pier Paolo Pasolini, omosessuale e marxista per il quale oggi non c’è posto nel pantheon della sinistra Lgbt+. Non è un paradosso: il nemico di Pasolini era il «capitale che trasforma la dignità umana in merce di scambio», il «cataclisma antropologico» causato dal consumismo, la mercificazione del corpo, «la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili». Ossia tutto quello per cui ieri sono scesi in piazza a Milano, convinti di portare avanti i migliori ideali della sinistra, senza capire che li stavano seppellendo.

 

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