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Immigrazione, Salvini contro la Ue: "Non possiamo essere i soli"

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Matteo Salvini replica alla sinistra. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture sfoggia "con orgoglio" il giubbotto e il cappellino della Guardia Costiera. E lo fa margine di una visita istituzionale a Trieste, dopo la polemica contro il corpo della Marina militare. La Guardia Costiera si è dovuta difendere dopo essere stata tirata in ballo da Pd e compagni a ridosso del naufragio al largo delle coste libiche. "Ricordo con imbarazzo - prosegue Salvini - chi ha pronunciato le frasi di attacco e calunnia nei confronti di donne e uomini che rischiano la vita per salvare le vite. Però l'Italia non può essere lasciata da sola". Dallo scalo giuliano con gli uomini della Capitaneria di Porto di Trieste, il leghista ricorda che "Trieste, Ventimiglia, Lampedusa è Europa". "Noi salviamo, ma non possono essere solo i sindaci italiani, i cittadini italiani a pagare per l'accoglienza e quindi - è l'auspicio - spero che a Bruxelles abbiamo capito e noi faremo di tutto per farglielo capire. Già lo stiamo facendo".

Il ministro fa asse con Giorgia Meloni, anche lei intransigente e intenzionata a far sentire le ragioni italiane all'Ue. E non solo in tema di immigrazione. "In questi quattro mesi da ministro delle Infrastrutture e dei trasporti - fa un bilancio - ci stiamo impegnando un sacco e stiamo sbloccando tanti cantieri fermi da anni. L'approvazione di ieri, dopo 50 anni di chiacchiere, del ponte tra Sicilia e Italia è qualcosa di storico". Dal Consiglio dei ministri è infatti arrivato il via libera per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Un impegno su cui il leader della Lega aveva promesso di voler andare fino in fondo. E così è stato. 

"Questo - prosegue - vale per il tunnel di base del Brennero, per la Tav, per la 106 in Calabria. E per quello che riguarda il Friuli Venezia Giulia, per potenziare e velocizzare le ferrovie. C'è un potenziamento per metterci meno tempo, senza impattare eccessivamente sulle comunità locali" ha precisato sottolineando che si sta lavorando "per sbloccare anche fondi, in alcuni casi, fermi da 10 anni. Ci sono alcune opere commissariate in cui i lavori sono cominciati nei primi anni Ottanta. Siamo nel 2023, quindi penso sia arrivato il tempo di chiuderle. Anche perché un'opera pubblica significa meno inquinamento e più lavoro".

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