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Meloni alla Cgil "dalla porta principale": schiaffo ai contestatori

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Giorgia Meloni lo aveva detto e l'ha fatto: "Non ho paura dei fischi". E così, a sorpresa, il premier ha fatto il suo ingresso sul palco della Cgil. Ma non dall'entrata riservata agli ospiti, bensì dalla porta principale, quella presidiata dai contestatori. A Rimini, di fronte al Palacongressi, i manifestanti erano previsti. Intorno alle 10, con l'arrivo del presidente del Consiglio dato per le 12, alcuni di questi già cantavano Bella Ciao e muniti di peluche e striscioni ("Meloni, non in mio nome") fischiavano alla leader di Fratelli d'Italia. Alla Meloni però poco è importato. Più puntuale che mai, intorno alle 11.47, il premier si avvia passando davanti proprio ai contestatori. 

Molti di loro sono un piccolo gruppo di balneari che contestano la direttiva Bolkestein: "No ad aste e proroghe. Rischiamo la svendita alle multinazionali", è la denuncia più comune. Eppure la Meloni non si lascia intimorire e passa oltre.

"Non so cosa aspettarmi, ma mi sembra giusto esserci", sono le prime parole che il presidente del Consiglio pronuncia entrando dal fondo della sala congressuale. Qui viene accompagnata dal leader della confederazione Maurizio Landini già sotto il palco, nello spazio riservato alle autorità. Al momento del suo ingresso, la sala applaude l'intervento di Madnack Dan, presidente dell'Assemblea del Comitato Centrale della Fiom-Cgil, mentre alcuni delegati sono in piedi agitando i peluche della protesta di questa mattina e altri alzano il testo della Costituzione.

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