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Elly Schlein, "come l'ha chiamata la Meloni": sfuggito a tutti

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Non è andato benissimo per Elly Schlein il debutto alla Camera da "anti-Meloni". La neo-segretaria del Pd, alla vigilia del question time con Giorgia Meloni per la prima volta da quando è premier a rispondere alle domande dei deputati, aveva promesso che gliele avrebbe cantate. Prime reazioni: il più colpito dalle sue parole in aula sarebbe stato Giuseppe Conte, spiazzato dai temi e dai toni della "alleata" e con il sospetto concreto che il nuovo obiettivo dei dem sia pestare i piedi ai 5 Stelle e rubare loro i voti. 

 

 



Sul piano dei temi, la Meloni ha risposto con durezza sul salario minimo, accusando i precedenti governi (quasi tutti con dentro il Pd) di aver impoverito gli italiani. Sul piano mediatico e della prossemica, la premier ha replicato colpo su colpo al dito puntato della Schlein. Fabrizio Roncone, sul Corriere della Sera, ricostruisce il confronto dialettico tra le due leader dal punto di vista dei segnali e dei simboli. 

 

 

 

 

"Elly è in piedi e, subito, attacca Giorgia sulla necessità di introdurre il salario minimo. La chiama: «Signora presidente…» (è noto che la Meloni chiede invece di essere definita «il premier», o «il presidente»). Elly: voce meno spezzata del solito (sensazione: con un po’ di rodaggio può migliorare ancora), argomenti lunari per i dem degli ultimi anni («Sotto una certa soglia, non si può chiamare lavoro: ma sfruttamento!»), dito indice puntato verso Giorgia".

 

 

 

La Schlein prova a buttarla sul personale, ma la Meloni abilmente sa come affrontare la sfida, forte di una esperienza decisamente maggiore. Qualche mese fa aveva travolto Debora Serracchiani (ieri seduta a fianco della segretaria Pd) con una frase ormai storica, "Mi guardi onorevole Serracchiani. Le sembra che stia un passo indietro agli uomini?". Con la Schlein si è per così dire trattenuta, limitandosi alla ordinaria amministrazione. E questo forse dà la misura della distanza politica che ancora c'è tra le due.

 

 

 

"Pensare che la Meloni possa essere anche solo preoccupata di rispondere alla Schlein, è un po’ troppo - suggerisce sempre Roncone -. Però sa che la politica è una lunga partita quotidiana". Da qui la scelta di dribblare l'affondo della Schlein: "Snobba la sua avversaria, definendola «gli interroganti». Poi, prima picchia duro sulle opposizioni («Chi ha governato finora ha reso più poveri gli italiani»), quindi propone l’estensione della contrattazione collettiva". Uno a zero e palla al centro.

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