Elly Schlein, "vignetta indecente"? Toh, cosa "scorda" il Pd
Chi ha naso ha creanza, dicevano gli antichi. E nel nuovo concetto di creanza politica affogata di politically correct, il naso di Elly Schlein – neanche fosse “Il naso” letterario di Gogol, diventa oggi argomento di feroce dibattito culturale. Accade, infatti, che sul Fatto Quotidiano appaia una caricatura della segretaria del Pd: sorriso illividito da dentatura sporgente, fronte bassa, capello scarmigliato e oleoso; e, soprattutto, naso adunco nel solco dei grandi caricaturisti tedeschi a cominciare da quel Sebastian Kruger il quale, tra gli applausi illustrò per decenni le copertine del liberal L’Espresso. Subito dopo la pubblicazione del suddetto ritratto, a firma di Francesco Federighi in arte Frank, ecco un’insurrezione polifonica da parte di testate on line come Open e Vox, della sinistra a cominciare dal Pd riunito nel battesimo della nuova capa, del M5s e di parte del Terzo Polo.
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Per dire: la solitamente composta Raffaella Paita presidente dei senatori Iv-Azione denuncia fortemente: «E anche stavolta il #FattoQuotidiano non si smentisce con una squallida caricatura di Elly #Schlein. Ancora beceri stereotipi e attacchi personali che niente hanno a che fare con la satira. Ormai è chiaro a tutti: quello di #Travaglio non è giornalismo. Solidarietà a @EllyEsse». Seguono altri messaggi di condanna dell’antisemitismo dello stesso Fatto (il naso aquilino è senz’altro una viscida forma di razzismo...). Il tutto evocando la dida della Vignetta «Elly è figlia di Melvin Schlein, americano, ebreo ashkenazita». Ecco, solidarietà. Anche noi vorremmo offrire la nostra solidarietà. Ma non a Schlein. Solidarietà a Frank e Marco Travaglio.
LIBERTÁ D’ESPRESSIONE
Open, l’ottimo sito di Franco Bechis addirittura si avventura in una disamina storica sulla persecuzione degli israeliti ad opera degli antichi romani citando l’Osservatorio sull’Antisemitismo, neanche l’intera faccenda fosse la trama di Süss l'ebreo il film più antisemita del mondo diretto nel ’40 da nazista Veit Harlan. Ora, Open è una redazione fatta per lo più da giovani colleghi. I quali, per mere questioni anagrafiche, non hanno mai conosciuto la vera satira politica che campeggiava sulle testate cartacee dagli anni ’40 del Novecento ai 2000.
A parte Kruger e discepoli che disegnavano Romano Prodi come una sorta di mortadella umana o Gianfranco Fini affogato nelle rughe con una dentatura nera, storta e feroce, i giornali hanno sempre usato la caricatura come gatto a nove code contro il potere. Più le vignette e le caricature erano cattive e paradossali, più la libertà d’espressione s’innalzava al cielo; e più il Premio Satira Politica Forte dei Marmi (una delle migliori manifestazioni di settore al mondo, organizzata da pericolosi comunisti) omaggiava la creatività dei satirici. La satira è satira. Deve fare il suo mestiere: cattiveria al curaro, ferite d’arma da fuoco e pugni nello stomaco contro chi comanda(con un solo limite, diceva il grande Angese tra i fondatori del Male: le malattie) La redazione di Charlie Hebdo venne decimata dagl’integralisti islamici, per poter esercitare il diritto di far satira. Ed è curioso che oggi, per uno straccio di meme o di video – per quanto sciapo o all’estro idiota- si plauda dell’autore, mentre per una caricatura ben fatta si elevi il disgusto delle sinistre masse. Suvvia.
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Frank, tra l’altro, non è autore di primo pelo, è alla soglia della cinquantina. Nasce professionalmente proprio dalla scuola democratica dell’Espresso degli anni ’80/90 di Claudio Rinaldi, che aveva Kruger testa d’ariete e come talenti esplosivi di seconda fila, firme come Altan a Franco Bruna. Frank s’ispira agli espressionisti germanici, anche se e, a d'intermittenza, ricorda l’americano Albert Hirschfeld (ebreo, guarda caso) e David Levin uno dei massimi esponenti dell’arte sequenziale espressa dalla New York Review of Boooks.
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Tra gli italiani il suo disegno evoca Nino Schilleci, Danilo Interlenghi e Benny, matite che gonfiavano i lineamenti, scavavano negli sguardi tumidi di occhiaie e strabismi, rendevano le bocche mostruosità dai dei estruschi impazziti (ed etrusco, più che ashkenazita, mi pare il naso della Schein). E, soprattutto, trituravano allo stesso modo sia la destra che la sinistra che il centro democristiano andato per di moda per lustri. Per non dire della lezione di Walter Molino, uno che sul Monello negli anni 60 rendeva i connotati dei politici carne da cannone.
Frank, lucchese di nascita e di eversione, ha disegnato per tutti, perfino per Libero. Mi dice: «Sono apolitico, ho caricaturato tutti a tutti quelli che me lo commissionavano: ho disegnato Meloni a Letta, Salvini a Schlein». E aggiunge, provocatoriamente: «...Certo se il soggetto è brutto di suo, io faccio prima». Giorni fa, sempre sul Fatto Quotidiano, Mario Natangelo, in una vignetta, s’immaginava preso dalla tentazione di disegnare il naso di Schlein: «Già lo sento, mi accuseranno di antisemitismo...». Puntualmente è accaduto al collega Frank. Alla facci dell’articolo 21 della Costituzione, siamo davvero alla frutta...