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Sergio Ramelli, la protesta? Ora i professori spieghino chi era

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Alberto Busacca
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Sono passati esattamente 48 anni, dal 13 marzo 1975. Quel giorno, a Milano, un gruppo di estremisti di sinistra aggredì un ragazzo di destra, Sergio Ramelli, spaccandogli la testa a colpi di chiavi inglesi mentre stava legando il motorino sotto casa. Ramelli, poi, morì il 29 aprile successivo, dopo una lunga agonia. Sono passati esattamente 48 anni, dal 13 marzo 1975. Eppure la storia di Ramelli riesce incredibilmente a dividere ancora. Già, perché questa mattina la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, esponente di Fdi, si recherà alla scuola frequentata da Sergio per lasciare un mazzo di fiori sotto la targa che ricorda la sua storia. Ma questo, per gli studenti “democratici”, non va bene. Surreale, infatti, il comunicato pubblicato sui social dalla rete di collettivi “Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale”: «Insieme ad alcuni lavoratori della scuola, lunedì a partire dalle ore 7.30 saremo davanti al liceo Molinari per un presidio/volantinaggio, per ribadire la nostra contrarietà alla presenza strumentale e di parte della deputata Paola Frassinetti». E poi: «La Frassinetti nasce politicamente nel Fronte della gioventù, partecipa tra i saluti romani al presente per Ramelli, come può tale personaggio fare lezioni di storia a degli studenti?».

 

 

AI BORDI DI UN MARCIAPIEDE...
«Ritengo queste polemiche assurde», ha replicato la Frassinetti parlando con l’AdnKronos, «voglio semplicemente portare dei fiori sulla targa dedicata a Ramelli nella scuola dove andava e dove è maturato l’omicidio. L’ho già fatto in passato e non è mai successo nulla». E ancora: «Io volevo lanciare un messaggio pacificatore, invitando a riflettere su cosa accadeva in quegli anni. Non solo, la targa per Ramelli all’interno del Molinari è stata autorizzata dal governo Prodi, un governo di centrosinistra, che accolse un mio ordine del giorno. E ho fatto mettere una targa anche nella scuola dove andava Fausto Tinelli, ragazzo di sinistra ammazzato davanti al centro sociale Leoncavallo». Alla Frassinetti è arrivata ieri la solidarietà di diversi esponenti di Fratelli d’Italia. «Ho avuto l’onore di conoscere Sergio personalmente», ha ricordato Riccardo De Corato, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, «la storia del suo omicidio dovrebbe insegnare a non ripetere gli stessi errori del passato. Il sindaco di Milano non ha nulla da dire?».



E il senatore Sandro Sisler: «Chissà se questa volta leggeremo la lettera di qualche zelante preside per denunciare quanto sta accadendo». Il riferimento è alla lettera della preside del liceo Leonardo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, scritta dopo la rissa tra studenti di destra e di sinistra davanti a un altro istituto fiorentino. «Il fascismo», si leggeva, «è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti». Ecco, sembra proprio la storia di Ramelli. Basta sostituire «fascismo» con «terrorismo rosso». I professori che avevano applaudito la Savino questa volta spiegheranno in classe perché ricordare Ramelli non è una provocazione? A 48 anni dall’agguato, forse sarebbe il caso... 

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