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Elly Schlein, "la svolta vuol dire questo?": un'altra bordata

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Altra bastonata per Elly Schlein, a due settimane dal suo insediamento al Nazareno. Mentre con il suo sfidante sconfitto alle primarie Stefano Bonaccini la segretaria ha raggiunto un accordo sulle poltrone (al governatore dell'Emilia Romagna andrà la presidenza del partito), restano aperti due grossi temi: la composizione della segreteria, con trattative serrate tra i capicorrente in vista della Assemblea di domenica 12 marzo. E soprattutto, sul medio-lungo termine, la ricomposizione delle due anime del Pd: quella di sinistra, erede del Pci-Pds-Ds, e quella moderata che si rifaceva alla tradizione della Democrazia cristiana e della Margherita

 

 



A far esplodere il caso, subito dopo le primarie, era stato Beppe Fioroni, ex Margherita, annunciando il suo addio al Pd proprio per la svolta radicale e filo-grillina annunciata dalla Schlein. Rosy Bindi ha provato a spargere un po' di ottimismo e ricucire gli strappi, richiamandosi addirittura ad Aldo Moro per invocare l'unità tra dem e cattolici. Ed ecco di nuovo Fioroni a frustrare le speranze e riavvicinare un po' di più il Pd al Big bang. "Mi dispiace, non sono d'accordo" scrive sui sociale a proposito della Bindi, che aveva invitato i cattolici "a essere sempre irrequieti, mai appagati, ce l'ha insegnato Aldo Moro", 

 

 

 

"Avevamo evitato finora di piegare la lezione di Moro alle logiche di partito - commenta velenoso Fioroni -, dunque, irrequieti vuol dire aderire alla svolta radicale di Elly Schlein? E questo sarebbe l'inveramento del moroteismo?".

 

 

 

"Mi sembra alquanto azzardato - prosegue - certo, Moro invitava i democratici cristiani a non acquietarsi nella gestione del potere". "Una citazione estrapolata dal contesto può risultare ingannevole, ma se guardiamo all'insieme delle battaglie di Moro troviamo sempre l'orgoglio di una limpida appartenenza a un movimento - democratico e cristiano - che non doveva smarrirsi nel gioco delle transazioni e degli accomodamenti, specie se in ballo c'era il confronto sulla trasformazione degli equilibri politici. Sta di fatto che Moro non ha mai rinunciato a una identità di cultura e azione politica, insistendo a più riprese sulla necessità di mantenere fermo il richiamo ai principi ispiratori dell'impegno storico dei cristiani". 

 

 

 

 

 

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