Immigrazione, Gianfranco Fini: "Bossi-Fini, ora di cambiarla"
La legge Bossi-Fini "è datata ed è arrivato il momento di cambiarla". A dirlo è proprio uno dei padri di questa legge che da oltre 20 anni regola la gestione dei migranti, Gianfranco Fini, appunto. Dopo la strage di Cutro è infatti tornata di attualità una revisione della Bossi-Fini. L’ex leader di Alleanza nazionale, in un colloquio con Il Giorno, afferma di apprezzare la linea aperturista di Giorgia Meloni in accordo con l’Europa, perché "siamo in presenza di un fenomeno emergenziale straordinario e lo scenario è radicalmente diverso rispetto all’anno in cui fu varata la legge". Perché da allora "il mondo è cambiato, un tempo il punto erano i cosiddetti migranti economici ed erano pochi quelli che chiedevano asilo. Oggi, e lo leggo dalla lettera della von der Leyen, la dimensione dell’immigrazione riguarda tutta l’Europa e quella parte del mondo che vive in condizioni economiche migliori rispetto a quell’altra grande parte, che vive in condizioni disastrose".
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Secondo Gianfranco Fini "sono aumentati enormemente i casi in cui il diritto d’asilo è davvero motivato, ergo non c’è dubbio che non si possa più affrontare questo scenario con una legge datata". Bisogna ricordare che la Bossi-Fini stabilisce che può entrare in Italia solo chi ha un contratto di lavoro o un reddito. Nel caso in cui li contratto si chiude o si resta senza reddito si ha un margine di tempo per trovarne un altro, altrimenti si viene esclusi.
Ora, conclude Fini, occorre sia considerare il controllo "doveroso" delle frontiere, sia fare "tutto quanto è possibile in sede Ue per garantire che coloro che vogliono arrivare, se ne hanno il diritto, lo facciano in sicurezza e siano inseriti nel tessuto europeo, modificando il trattato di Dublino, questione di cui si parla da quando ero ministro io".
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